“...tra tutti, il Visconte Cobram era il più temuto: era quello della corsa ciclistica! Da giovane era stato un mediocre ciclista dilettante e, entrato a diciotto anni nei ranghi della società, aveva fatto strada facendo il lecca culo e la spia dei potenti; e ora, raggiunto anche lui il potere, voleva che il ciclismo lo praticassero tragicamente tutti i suoi dipendenti...” . Vi ricordate questo brano tratto da “Fantozzi contro tutti”, il film che racconta le vicende del Rag. Fantozzi Ugo impiegato di una grande azienda che si è imposto immediatamente come il protagonista (al negativo) di un'Italia maldestra e ingorda, servile e ipocrita, disposta a tutto pur di non dispiacere ai propri superiori e disperatamente incapace di godere di quei simboli del benessere che insegue con altrettanta disperata determinazione. Ebbene qualche volta mi sembra che qualche dirigente voglia emulare il suddetto Cobram, promuovendo singolari iniziative, improprie competizioni, giornate dedicate alle famiglie, ecc... nella convinzione di avere a che fare con tanti servili Rag. Fantozzi. |
Spesso le colleghe e i colleghi vivono questi eventi con grande disagio perché si sentono psicologicamente costretti a partecipare: tali appuntamenti vengono investiti di un’importanza tale da far temere che l’assenza potrebbe avere conseguenze negative sulla carriera. Quando si tratta di iniziative extra-lavorative, che prevedono la partecipazione volontaria, non ci si deve sentire in dovere di presenziare, ma si deve decidere con serenità in base agli impegni personali/familiari e, perché no, alla voglia. Se mancherete non succederà nulla.
Stanno diventando sempre più frequenti anche altri tipi di competizioni: quelle sul raggiungimento dei budget, quei budget che subiscono modifiche di target da un giorno all’altro. Pur conoscendo l’importanza del raggiungimento degli obiettivi per garantire la solidità della nostra azienda, queste competizioni sono palesemente improprie e rischiano di indurre a comportamenti che minano la solidarietà tra i lavoratori.
La FABI continua a rivendicare che è opportuno creare un clima lavorativo più sereno e meno stressante, ovviamente evitando di spremere i lavoratori all’inverosimile, soprattutto a ridosso di momenti impegnativi come quello appena trascorso contrassegnato dal collocamento dell’aumento di capitale.
Non si può continuare a pretendere che essi corrano a 160 km/h incuranti dei pericoli e dei limiti del caso. Così facendo aumentano, come noto, i rischi di incidenti con conseguenti irrimediabili danni.