Mario Valbusa Dall'Armi

Chi è Mario Valbusa Dall’Armi?
Bancario, figlio di bancario, nipote di bancario. E qualcuno di voi, che già mi conosce, sicuramente penserà “Adesso mi spiego perché è così...” Ebbene sì. E per aggravare ulteriormente il profilo, sono anche un fedelissimo. Nonno, papà ed io non abbiamo mai abbandonato la Veneto Banca (allora Banca Popolare di Asolo e Montebelluna)... A proposito di monotonia del posto fisso... Ho avuto la fortuna di entrare in servizio in un periodo in cui non si parlava di budget, non esistevano le pressioni commerciali e i clienti entravano in banca con rispetto, parlando sottovoce, quasi con timore di disturbare. In filiale non passava settimana che non fossimo tutti invitati a casa del tal cliente per assaggiare qualcosa di appena imbottigliato o per tagliare due fettine dell’ultimo “apena despicà”. Era un orgoglio aver per invitati in casa gli impiegati della Banca.
Tu che hai vissuto tutti i passaggi che hanno contraddistinto la crescita della Veneto Banca, cosa ci puoi raccontare?
Certo, in trent’anni (sono stato assunto nel 1982) questa Banca di cammino ne ha fatto. Credo che lo sviluppo di Veneto Banca possa essere preso a modello nel sistema bancario nazionale. Una crescita verticale che ha portato l’allora Banca Popolare di Asolo e Montebelluna ad essere oggi il dodicesimo Gruppo Bancario Nazionale.. Scelte come l’apertura della Filiale di Treviso e la ancor più criticata e “avvenieristica” apertura di quella di Milano (caparbiamente volute dall’allora Direttore Pozzi) già lasciavano intravvedere un lungo cammino di sviluppo ed espansione. Il tutto, sempre, in perfetta autonomia. Non che nel corso degli anni non ci sia stato il rischio di essere anche noi “fagocitati” da uno di quei grossi colossi bancari che oggi dominano il panorama finanziario ma, grazie a chi ha creduto, possiamo dire che ad oggi le scelte fatte si sono rivelate vincenti.
Secondo te a chi si deve il successo di Veneto Banca?
Al di là dei grandi condottieri credo fortemente che il successo della nostra Banca sia dovuto al grande potenziale umano che negli anni si è adoperato affinché tutto marciasse a pieno regime. Ho evidenziato e sottolineato l’aggettivo nostra perché sono convinto che, ancorché qualcuno dica (e magari giuridicamente parlando anche a ragione) che la Banca è degli azionisti, siamo noi che ne determiniamo il funzionamento ed il successo. Non ci sono dubbi. Non ci sono grandi strategie, grandi leader o grandi campagne commerciali e finanziarie: c’è solo il grandissimo sforzo del patrimonio umano che giornalmente scende in campo. Come ho già avuto modo di scrivere, siamo noi le fiches che introdotte in questa grande slot machine fanno si che ogni anno esca il “Favoloso Jack Pot” (per qualcuno lo è veramente.
Perché hai scelto la FABI?
Dal 2009 ho deciso di rendere attivo il mio coinvolgimento nella struttura sindacale e la FABI è stata la scelta più naturale. Un’organizzazione fatta da bancari per i bancari, libera da vincoli partitici e votata unicamente all’interesse della categoria. Sono principalmente un “bancario” e non potevo permettere alla politica di rappresentarmi... (naturalmente ho una ben chiara idea politica, ma nulla a che vedere con lo status di bancario e del suo mondo). Non avere imposizioni calate dall’alto, non essere condizionati da strategie contorte che, come tante volte abbiamo visto nel panorama sindacale nazionale, a volte allontanano i risultati dalle aspettative, rispecchia a pieno il mio carattere. E poi, da grande amante del rugby, il parallelismo del gioco di squadra, del rispetto delle regole e dell’avversario, il senso dell’onore legano perfettamente con tutto ciò che è la FABI. Tutto questo costantemente traspare dall’attività svolta in Segreteria Provinciale e dalle riunioni del Direttivo, dal continuo rapporto con gli altri R.S.A. presenti in azienda e con il Coordinamento di Gruppo. Ai “giovani” bancari posso dire (a quelli vecchi lo ricordo) che tutto il patrimonio di tutele che oggi possiamo essere orgogliosi di avere è frutto di grande impegno, strategia, lungimiranza, caparbietà, che bancari come noi hanno profuso negli anni. E’ necessario che ognuno di noi, ma soprattutto i giovani, guardino lontano, perché è lontano che dobbiamo andare, senza scordarci il cammino fatto. E’ necessario che ognuno di noi, ma soprattutto i giovani, nella forma che a ognuno più gli si addice, scenda in campo per mantenere e dar lunga vita alla categoria. Agli scettici mi piace ricordare l’aneddoto del maniscalco. Bene, se un centinaio di anni fa, avessimo detto al maniscalco che a breve sarebbe sparito, avrebbe bellamente riso e ripreso a martellare, forte del fatto che tutti usavano il cavallo e da lui dovevano andare se volevano che il cavallo camminasse. I tempi sono cambiati e il cavallo è stato sostituito dalle macchine. Per cui, non ridiamo di coloro che ci stanno dicendo che i tempi stanno cambiando: il cambiamento lo stiamo già vivendo. Condividere i problemi aiuta a risolvere i problemi, ed è per questo che da semplice iscritto ho voluto fare un passo in più e mi auguro che ci siano altri colleghi che decidano di “fare questo passo in più”.
da: Parola alla Fabi - Luglio 2012
Mario Valbusa dall'Armi lavora presso la direzione di Veneto Banca Scpa a Montebelluna
E' RSA e Segretario amministrativo del Coordinamento Fabi del Gruppo Veneto Banca.
E' stato eletto dai colleghi rappresentante per la sicurezza (RLS)
Tel. 347 9796601
Mail. mario.valbusadallarmi@venetobanca.it
Bancario, figlio di bancario, nipote di bancario. E qualcuno di voi, che già mi conosce, sicuramente penserà “Adesso mi spiego perché è così...” Ebbene sì. E per aggravare ulteriormente il profilo, sono anche un fedelissimo. Nonno, papà ed io non abbiamo mai abbandonato la Veneto Banca (allora Banca Popolare di Asolo e Montebelluna)... A proposito di monotonia del posto fisso... Ho avuto la fortuna di entrare in servizio in un periodo in cui non si parlava di budget, non esistevano le pressioni commerciali e i clienti entravano in banca con rispetto, parlando sottovoce, quasi con timore di disturbare. In filiale non passava settimana che non fossimo tutti invitati a casa del tal cliente per assaggiare qualcosa di appena imbottigliato o per tagliare due fettine dell’ultimo “apena despicà”. Era un orgoglio aver per invitati in casa gli impiegati della Banca.
Tu che hai vissuto tutti i passaggi che hanno contraddistinto la crescita della Veneto Banca, cosa ci puoi raccontare?
Certo, in trent’anni (sono stato assunto nel 1982) questa Banca di cammino ne ha fatto. Credo che lo sviluppo di Veneto Banca possa essere preso a modello nel sistema bancario nazionale. Una crescita verticale che ha portato l’allora Banca Popolare di Asolo e Montebelluna ad essere oggi il dodicesimo Gruppo Bancario Nazionale.. Scelte come l’apertura della Filiale di Treviso e la ancor più criticata e “avvenieristica” apertura di quella di Milano (caparbiamente volute dall’allora Direttore Pozzi) già lasciavano intravvedere un lungo cammino di sviluppo ed espansione. Il tutto, sempre, in perfetta autonomia. Non che nel corso degli anni non ci sia stato il rischio di essere anche noi “fagocitati” da uno di quei grossi colossi bancari che oggi dominano il panorama finanziario ma, grazie a chi ha creduto, possiamo dire che ad oggi le scelte fatte si sono rivelate vincenti.
Secondo te a chi si deve il successo di Veneto Banca?
Al di là dei grandi condottieri credo fortemente che il successo della nostra Banca sia dovuto al grande potenziale umano che negli anni si è adoperato affinché tutto marciasse a pieno regime. Ho evidenziato e sottolineato l’aggettivo nostra perché sono convinto che, ancorché qualcuno dica (e magari giuridicamente parlando anche a ragione) che la Banca è degli azionisti, siamo noi che ne determiniamo il funzionamento ed il successo. Non ci sono dubbi. Non ci sono grandi strategie, grandi leader o grandi campagne commerciali e finanziarie: c’è solo il grandissimo sforzo del patrimonio umano che giornalmente scende in campo. Come ho già avuto modo di scrivere, siamo noi le fiches che introdotte in questa grande slot machine fanno si che ogni anno esca il “Favoloso Jack Pot” (per qualcuno lo è veramente.
Perché hai scelto la FABI?
Dal 2009 ho deciso di rendere attivo il mio coinvolgimento nella struttura sindacale e la FABI è stata la scelta più naturale. Un’organizzazione fatta da bancari per i bancari, libera da vincoli partitici e votata unicamente all’interesse della categoria. Sono principalmente un “bancario” e non potevo permettere alla politica di rappresentarmi... (naturalmente ho una ben chiara idea politica, ma nulla a che vedere con lo status di bancario e del suo mondo). Non avere imposizioni calate dall’alto, non essere condizionati da strategie contorte che, come tante volte abbiamo visto nel panorama sindacale nazionale, a volte allontanano i risultati dalle aspettative, rispecchia a pieno il mio carattere. E poi, da grande amante del rugby, il parallelismo del gioco di squadra, del rispetto delle regole e dell’avversario, il senso dell’onore legano perfettamente con tutto ciò che è la FABI. Tutto questo costantemente traspare dall’attività svolta in Segreteria Provinciale e dalle riunioni del Direttivo, dal continuo rapporto con gli altri R.S.A. presenti in azienda e con il Coordinamento di Gruppo. Ai “giovani” bancari posso dire (a quelli vecchi lo ricordo) che tutto il patrimonio di tutele che oggi possiamo essere orgogliosi di avere è frutto di grande impegno, strategia, lungimiranza, caparbietà, che bancari come noi hanno profuso negli anni. E’ necessario che ognuno di noi, ma soprattutto i giovani, guardino lontano, perché è lontano che dobbiamo andare, senza scordarci il cammino fatto. E’ necessario che ognuno di noi, ma soprattutto i giovani, nella forma che a ognuno più gli si addice, scenda in campo per mantenere e dar lunga vita alla categoria. Agli scettici mi piace ricordare l’aneddoto del maniscalco. Bene, se un centinaio di anni fa, avessimo detto al maniscalco che a breve sarebbe sparito, avrebbe bellamente riso e ripreso a martellare, forte del fatto che tutti usavano il cavallo e da lui dovevano andare se volevano che il cavallo camminasse. I tempi sono cambiati e il cavallo è stato sostituito dalle macchine. Per cui, non ridiamo di coloro che ci stanno dicendo che i tempi stanno cambiando: il cambiamento lo stiamo già vivendo. Condividere i problemi aiuta a risolvere i problemi, ed è per questo che da semplice iscritto ho voluto fare un passo in più e mi auguro che ci siano altri colleghi che decidano di “fare questo passo in più”.
da: Parola alla Fabi - Luglio 2012
Mario Valbusa dall'Armi lavora presso la direzione di Veneto Banca Scpa a Montebelluna
E' RSA e Segretario amministrativo del Coordinamento Fabi del Gruppo Veneto Banca.
E' stato eletto dai colleghi rappresentante per la sicurezza (RLS)
Tel. 347 9796601
Mail. mario.valbusadallarmi@venetobanca.it