Caro collega, la ‘‘sindrome pronatoria dell’arto superiore destro causata da tecnopatia procurata da ‘overuse’ da mouse di computer” è una nuova malattia professionale riconosciuta come tale dalla sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila lo scorso 14 febbraio e che coinvolge oramai milioni di lavoratori. Il movimento costante di un mouse, è un’azione che se ripetuta quotidianamente e in maniera continuativa può causare fastidiosi dolori tra braccio e spalla. Trattasi dunque di una vera e propria malattia professionale. I giudici, confermando la sentenza di primo grado del Tribunale di Pescara, hanno riconosciuto che un dipendente della Caripe, impiegato di banca addetto alla “movimentazione titoli”, è risultato affetto dalla singolare “sindrome pronatoria” procurata, da come si legge in sentenza, “da ‘overuse’ da mouse da computer”. La consulenza tecnica d’ufficio in primo grado, dal momento che in secondo non è stata rinnovata, ha stabilito che “l’insorgenza di tale malattia è da ritenersi determinata da fattori ‘morbigeni’ cui il dipendente bancario è stato esposto nell’esercizio della sua abituale attività lavorativa”. Il Lavoratore tramite la causa è riuscito a dimostrare ”in maniera incontrovertibile che l’uso abituale e ripetuto del mouse del computer espone al rischio di contrarre la citata tecnopatia”, così validando un proporzionale risarcimento al dipendente. La vicenda, assume particolare rilievo dal momento che, oltre a costituire un caso emblematico (il primo accertato in Italia) sembra tracciare una nuova linea d’incontro rispetto alle recenti esigenze di tutela dalle malattie professionali che possono essere causate dall’uso massivo delle nuove tecnologie, in modo peculiare dei computer. Ricordiamo che il CCNL e le norme in ambito di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro prevedono già delle tutele. Ad esempio, per chi utilizza un’attrezzatura munita di videoterminale, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, il lavoratore/lavoratrice dopo 2 ore di adibizione continuativa a tali apparecchiature ha, di regola, diritto ad una pausa di un quarto d’ora. Inoltre questi lavoratori devono essere sottoposti a visita medica per evidenziare malattie degli occhi e della vista oppure alterazioni iniziali di cui il soggetto non ha conoscenza, che possono contribuire all’affaticamento visivo, per permetterne la correzione. Il lavoratore sarà sottoposto a nuovi controlli ogni cinque anni e, su sua richiesta, ogni qual volta sia sospettata una sopravvenuta alterazione della funzione visiva, confermata dal medico competente. Se il dipendente alla prima visita è risultato idoneo con prescrizioni o ha compiuto 50 anni, i controlli vanno effettuati con cadenza almeno biennale. Per qualsiasi dubbio o chiarimento vi invitiamo a rivolgervi ai Rappresentanti per i lavoratori per la sicurezza: Basso Fabio (Roma), La Motta Francesco (Montebelluna), Ruffoni Luca (Omegna), Soffiantini Dominich (Varese), Valbusa Mario (Montebelluna).
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