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LA CONTESTAZIONE

Fatti realmente accaduti a colleghe e colleghi bancari. Alcuni di questi potrebbero riferirsi anche a casi che si sono verificati nel Gruppo Veneto Banca...

PAROLA ALLA FABI

GLI ASSEGNI CIRCOLARI ... RISCHIOSI PURE QUELLI! 

10/11/2015

 
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Dopo aver lavorato per anni al nucleo fidi presso la Direzione Centrale, una collega viene assegnata a una filiale con il ruolo di Gestore PMI e a distanza di qualche anno nuovamente trasferita in un’altra filiale. Collega conosciuta, dato i suoi trascorsi, per la sua competenza in materia fidi, ma anche per la disponibilità nei confronti dei colleghi, con sorpresa viene convocata dal suo Responsabile, il quale le consegna una lettera di contestazione da parte della banca.
Nella lettera le si comunica che, dopo alcune verifiche effettuate dalla Direzione Internal Audit, sono emerse gravi irregolarità a suo carico per operazioni effettuate durante la sua permanenza presso la prima filiale alla quale era stata assegnata. In quanto gestore del rapporto, le si contesta infatti di aver fatto prelevare € 4.000 a un cliente, al quale era stato aperto un conto corrente fino ad allora mai movimentato, senza attendere che 10 assegni circolari di € 200.000 ciascuno versati dal cliente contestualmente al prelevamento divenissero disponibili. Gli assegni risultavano emessi da un’altra banca. Tale operatività si ripeteva anche il giorno seguente quando il cliente prelevava € 10.000 contestualmente a un versamento di altri 2 assegni circolari di € 6.000, emessi sempre dalla stessa banca. È ovvio che svolgendo il ruolo di Gestore PMI non era stata la collega a effettuare materialmente le operazioni, ma la sua responsabilità dipende dall’apposizione del suo visto su tutte le operazioni di prelevamento in assenza della relativa disponibilità. La banca invita la collega a rispondere alla contestazione entro 5 giorni precisando che, trascorso tale periodo, sarebbe stata libera di adottare il provvedimento disciplinare ritenuto adeguato. La collega rimane basita dalla lettera anche perché la banca, dall’indagine disposta dalla Direzione Centrale, avrebbe dovuto valutare e prendere in considerazione la denuncia depositata presso la Procura della Repubblica due giorni dopo quanto avvenuto, con tanto di firma del Vice-Presidente della Banca. Era ovvio che si trattava di una truffa ben studiata. Dopo aver aperto la sua memoria difensiva con questo appunto alla collega non resta altro che spiegare tutto quello che era successo evidenziando che il suo comportamento era comunque stato diligente e in totale buona fede. La collega spiega che il cliente si era presentato in filiale qualche mese prima dichiarando la sua intenzione di aprire un rapporto di conto corrente dal momento che stava per chiudere un’importante vendita di quote societarie del quale era titolare e dalla quale sarebbero confluite ingenti somme di denaro. Prima di aprire il rapporto erano state fatte indagini sul nominativo. Dopo una prima segnalazione negativa derivante da un protesto subito anni addietro, prontamente evidenziato dalla procedura, data l’importanza dell’operazione commerciale che ne sarebbe scaturita, si era deciso di procedere all’apertura del conto corrente perché, a livello locale, il nominativo risultava essere considerato una persona affidabile e credibile. Nonostante essersi adoperata per fare tutte le verifiche opportune, prima del versamento degli assegni circolari, da bancaria prudente quale si considera, la collega aveva telefonato alla banca trassata per chiedere la bene emissione dei titoli, la stessa veniva prontamente confermata dalla persona con cui aveva parlato e che aveva lasciato il proprio nominativo. Solamente in occasione del secondo versamento e con una successiva telefonata di verifica la collega non poteva far altro che rendersi conto della truffa perpetrata ai danni della banca perché, solo allora, il responsabile dell’agenzia contattata le aveva comunicato che quei titoli non erano mai stati emessi e che il nominativo che il giorno precedente aveva confermato la bene emissione non esisteva. Proprio quel pomeriggio la collega si recava presso la Caserma dei Carabinieri per effettuare la deposizione, anche questa già raccolta dall’Internal Audit in fase di ispezione. La collega ricorda come il Maresciallo che aveva raccolto la denuncia le aveva espresso tutto il suo rammarico per quanto accaduto mettendola a conoscenza che un’altra collega di un altro istituto bancario della zona era stata vittima dello stesso raggiro a dimostrazione che si trattava di una truffa ben organizzata. La collega conclude dichiarando di aver operato in modo diligente e in totale buona fede e sicuramente nell’interesse dell’azienda dato che l’operazione avrebbe consentito di conseguire interessanti risultati commerciali così come sempre più spesso richiesto dalle funzioni preposte. La banca, preso atto delle giustificazioni, qualche settimana dopo comunica la decisione di
commutarle il provvedimento disciplinare del “rimprovero scritto” ai sensi dell’art. 44, lett. “b” del vigente CCNL. La collega ne prende atto anche se non può fare a meno di non condividerlo nella maniera più assoluta dato che era evidente fosse stata oggetto di un illecito conclamato e che avesse agito con la massima trasparenza.

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