Ancora posizioni distanti tra ABI e sindacati nell’ambito della trattativa sul rinnovo del Contratto Nazionale dei lavoratori bancari. La controparte rappresentata da Alessandro Profumo, capo delegazione sindacale di ABI, nell’incontro del 20 ottobre a Roma ha tuttavia dichiarato di non voler smantellare il Contratto Nazionale. Una dichiarazione accolta positivamente dalle Organizzazioni Sindacali, anche se su molti temi le distanze restano ancora forti. |
Durante l’incontro la FABI ha ribadito la centralità della piattaforma contrattuale approvata dai lavoratori, nonché la centralità del contratto nazionale di lavoro.
Ha poi costantemente incalzato Alessandro Profumo, chiedendogli se l’ABI confermasse le sue posizioni su area contrattuale, se avesse ancora intenzione di bloccare la progressione automatica dei salari e di procedere al decentramento della contrattazione.
Domande a cui Profumo ha parzialmente risposto, concludendo “che il costo del lavoro nelle banche non è più sostenibile”, che il Contrato Nazionale necessita di aggiornamenti e che, per quanto riguarda gli aumenti salariali automatici, è necessario avviare una riflessione sui temi del TFR e degli scatti d’anzianità.
Infine Profumo ha sottolineato che ci sono grandi differenze di posizione in materia di area contrattuale. Perentorie le dichiarazioni della FABI.
“Le banche rivendicano una generica riduzione dei costi, ma manca, a nostro avviso, una vera politica di rilancio di un settore, che non può più vivere alla giornata. Se l’ABI continuerà a irrigidirsi sulle sue posizioni, continuando a chiedere di interrompere il riconoscimento politico del recupero dell’inflazione nel Contratto, si andrà allo scontro. Serve la condivisione di un percorso a lungo termine”.
Infine una stoccata ai manager del settore. “Fino ad oggi la vostra gestione ha prodotto 174 miliardi di sofferenze e per voi lauti stipendi che si aggirano attorno al milione e 745mila euro”.