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“REGNI DIMENTICATI” di Gerard Russell

11/5/2017

 
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Regni dimenticati (Adelphi) è il reportage di un viaggio, durato quattro anni nelle religioni minacciate del medio oriente. L’autore, Gerard Russell è nato quarantatre anni fa in America e parla perfettamente arabo e persiano. Egli ha ricoperto vari incarichi diplomatici per il governo britannico e le Nazioni Unite. Ha trascorso lunghi periodi in Egitto, Israele, Palestina, Afghanistan, Libano, Siria, Iran e Iraq e dalle zone “più calde” del Medio Oriente ha vissuto i postumi dell’11 settembre.
Russell vuole dimostrare che alcune caratteristiche rilevanti delle religioni monoteistiche (ebraismo, cristianesimo, islam) derivano dalle antiche religioni, oggi in via di estinzione. Credenze e costumi vecchi migliaia di anni, resti di quelli che un tempo erano grandi regni e grandi culture.

Queste religioni hanno modellato quelle di noi europei, e gettano nuova luce anche sulle nostre religioni e sulla nostra storia. Yazidi, mandei, zoroastriani, drusi, samaritani, copti, kalasha oggi sono ridotte a minoranze logorate dall’attacco di un Islam sempre meno tollerante. Per noi occidentali sono fedi misteriose, spesso aperte solo ai propri iniziati; benché a noi quasi sconosciute, hanno influenzato la storia della società occidentale. Degli yazidi, per esempio, quel che sappiamo è che sono rimasti circa mezzo milione e che negli ultimi anni le loro donne vengono rapite e tenute come schiave dall’Isis, mentre 
gli uomini vengono trucidati; fino a qualche anno fa vivevano nei territori curdi a nord dell’Iraq dai quali oggi sono costretti a fuggire. I drusi sono stati fra i protagonisti della guerra civile libanese degli anni 1975-1991. Il loro numero dovrebbe essere di un milione, sparsi fra Libano, Siria, Giordania e Israele. Essi credono nella reincarnazione. La loro è una religione così segreta che gli stessi fedeli fanno fatica a definire il proprio credo. Si dicono musulmani, ma credono nella reincarnazione. I seguaci si devono sposare solo fra di loro. I mandei chi sono? E perché praticano il battesimo? La diaspora è il loro destino; per secoli hanno abitato nelle zone paludose dell’Iraq meridionale. Il 90 per cento di loro è rimasto ucciso o è scappato all’estero. Antichissima questa fede riconosce come profeta Giovanni il Battista e attribuisce un grande ruolo al battesimo nelle acque del Tigri. I kalasha del Pakistan sono ritenuti un incrocio fra popolazioni locali e i macedoni al seguito di Alessandro Magno. Sono gli ultimi pagani in una terra dove fa vita grama chi non è musulmano. Sapevamo che ci sono ancora in giro praticanti della religione di Zoroastro? Sono 100 mila in tutto il mondo ma solo 5 mila nell’Iran dove un tempo erano la religione dominante. Se Gesù tornasse oggi a camminare per le strade della Galilea potrebbe ancora incontrare quegli ebrei eretici che sono i samaritani (quelli del buon samaritano di evangelica memoria). Sono ebrei (si ritengono discendenti di Giuseppe) ma sono diversi, tant’è che in Israele hanno migliori rapporti con i palestinesi. In Egitto i cristiani copti da secoli difendono la loro identità cristiana e furono maggioranza fino al decimo secolo. Oggi la loro sopravvivenza è seriamente minacciata, tant’è che molti copti ogni anno lasciano il Paese: solo negli Stati Uniti sono 750 mila. i cristiani copti egiziani ammontano a 4 milioni e mezzo. Al pari degli harraniani (veneratori dei pianeti e dei corpi celesti) gli alawiti della Siria credevano che la Luna fosse la manifestazione fisica di uno spirito che nella gerarchia celeste fungeva da intermediario tra Dio e gli uomini ; la discesa dell’uomo sulla Luna «suscitò una crisi teologica tra gli studiosi alawiti. Il Daesh, scrive Russell, non vede soltanto nell’Occidente il nemico da abbattere, ma “avversa con pari violenza il passato dell’islam stesso”. Vuole cancellare il ricordi dei molti califfi islamici che legittimarono e protessero le comunità non islamiche nei loro domini». Esempi di convivenza pacifica ormai distrutta. Nota Russell che le persecuzioni verso i cristiani iracheni hanno fatto sì che se nel 1987 in Iraq essi erano circa l’8% della popolazione, oggi sono soltanto 1%. Così nel Medio Oriente il mosaico va scomparendo: non più Damasco, non più Palmira, né Baghdad né Tripoli, e così via: integralisti wahhabiti, musulmani sciiti, cristiani minacciati, e ultimamente pure yazidi. Molte regioni del Medio Oriente per secoli sono state un mosaico di etnie e di religioni. Quando l’Islam non aveva il volto feroce e fanatico dell’Isis ha lasciato coesistere sulle proprie terre una pluralità di fedi. “Non dobbiamo pensare che i musulmani siano stati sempre intolleranti, o i cristiani tolleranti. È più giusto dire che in Europa abbiamo imparato la tolleranza, mentre nel Medio Oriente è stata dimenticata. Spero e prego che la riapprendano: diventerà un posto migliore, se ciò accadrà”. 

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