EMANUELA VIGANO’: UNA PSICOLOGA AL SERVIZIO DEI COLLEGHI

Ciao Emanuela, raccontaci qualcosa di te. Da quanto tempo lavori in banca e da quanto ti sei avvicinata al sindacato?
Lavoro in banca dal gennaio 1991. Ho ricoperto diversi ruoli e svolto varie mansioni. Mi sono avvicinata al sindacato quando sono entrata in Popolare Monza e Brianza.
In quella Banca, allora, non era presente né il contratto integrativo, né alcuna forma di assistenza sanitaria e dunque appariva im- portante avviare una contrattazione con l’Azienda, non individualmente, ma a livello collettivo, in modo che a beneficiarne fossero tutti i dipendenti. Insieme al nostro rappresentante sindacale, Manzi Erminio, ho seguito le trattative per la realizzazione del contratto integrativo.
Sappiamo che hai anche una grande passione alla quale hai dedicato molto tempo ed energie. Di cosa si tratta?
Dopo la nascita di mio figlio, nel dicembre 2003 ho deciso di realizzare un’aspirazione che avevo da anni e mi sono iscritta all’Università alla facoltà di Psicologia. Ho conseguito la laurea di primo livello e ho deciso di proseguire anche con la specialisti- ca. Sono stati 5 anni impegnativi, ma ricchi di soddisfazioni personali. Sono riuscita a concludere il ciclo di studi in corso, la famiglia si è allargata ulteriormente e mi sono specializzata in Mediazione Familiare e di Comunità. Da quando ho ripreso gli studi non ho più smesso di aggiornarmi e formarmi.
Mi interessano molto i temi legati al benessere psicofisico: una persona per sentirsi bene deve stare bene sia fisicamente sia psicologicamente, a casa e anche al lavoro. Insomma nella totalità della sua persona.
Pensi di poter mettere a disposizione dei colleghi le tue conoscenze/competenze?
Con queste premesse, è da un po’ di tempo che stavo pensando a come potermi rendere utile all’interno del sindacato, unendo le conoscenze e le competenze che ho sviluppato nel corso degli anni. Ho sempre creduto sarebbe stato importante ed utile istituire un servizio di ascolto professionale, che possa fornire una prima risposta ai colleghi che ne dovessero sentire il bisogno.
Non un servizio di terapia psicologica, ma un “primo momento di ascolto”, a cui rivolgersi in caso di disagio o malessere legati al lavoro. Sono felice di confidare che questa ipotesi si sta concretizzando.
Quindi come FABI avete allestito uno “sportello di ascolto e dialogo” per i colleghi?
Da un anno è attivo uno spazio/sportello di ascolto.
Lo Sportello di Ascolto nasce per dare ai colleghi la possibilità di avere a propria disposizione uno spazio ed un tempo di ascolto “riservato” e professionale.
E’ importante precisare che l’ascolto non è un’azione passiva, ma, nel caso dell’ascolto psicologico è attivo e permette di accogliere la persona, metterle a disposizione lo spazio e il tempo necessario per progressivamente farla sentire più libera di poter dire, fare, raccontare pensieri, emozioni, vissuti, sensazioni nonché le esperienze, più o meno profonde, che nella vita quotidiana, per vari motivi, non riesce ad esprimere con il conseguente rischio della loro repressione. Nell’ascolto psicologico non c’è un giudizio o una valutazione: c’è invece accoglienza, comprensione, sostegno, ascolto.
Naturalmente, in ottemperanza al codice deontologico, il tutto è rigorosamente protetto dal segreto professionale.
La funzione dello psicologo si traduce nella sua disponibilità ad accompagnare la persona e chiarire/comprendere la natura degli eventuali blocchi, paure, dubbi.
Cara Emanuela tutto ciò è molo interessante e innovativo. A chi è rivolto questo servizio?
Lo sportello d’ascolto vuole essere un servizio rivolto dalla FABI ai propri iscritti presenti nel Gruppo Veneto Banca; in particolare, a quei colleghi che, nel corso della loro vita personale e carriera professionale, attraversano un periodo di difficoltà e, anche se spesso non ne sono pienamente coscienti, necessitano un adeguato aiuto esterno. Oggi la generalità dei colleghi è sottoposta a forti richieste di natura commerciale, sollecitazioni operative e ritmi di lavoro serrati, per di più in una situazione generale di crescente incertezza, spesso attraversando momenti di tensione sul lato dei rapporti interpersonali; scenari che possono innescare momenti di crisi. I sintomi tipici di tale sbocco sono: ansia, stress, stanchezza fisica e mentale, irritabilità, conflittualità, senso di smarrimento delle prospettive personali e/o professionali, fino a stati di depressione, timore di perdita di competenze e capacità, perdita di autostima. Per non tacere dei disturbi fisici, psicosomatici, e delle interazioni che spessissimo si ripercuotono nella vita privata. Anche lo stesso rientro al lavoro dopo la maternità o un periodo di prolungata assenza dal lavoro può essere difficile e “faticoso” da affrontare. La sensazione di dover ripartire daccapo, di non riconoscere le procedure, sentirsi inadeguati, la difficoltà di lasciare i bambini, rientrare in un ambiente che si fa fatica a riconoscere, con colleghi nuovi, nuove procedure, ecc..., quasi un nuovo lavoro. Spesso i problemi di una sfera, inevitabilmente confluiscono nell’altra e da soli non si riesce a distinguerne l’origine e la causa. Si potrebbe proseguire oltre, ma penso che molti colleghi avranno capito di cosa sto parlando perché lo avranno provato in prima persona, molti avranno reagito senza troppi problemi, ma per qualcuno le cose possono essere andate in maniera ben diversa. Il problema è che spesso questi sintomi, questi segnali di disagio sono ignorati o curati esclusivamente con cure farmacologiche o, nel peggiore dei casi, si impara a convivere con essi, limitando la qualità della vita. Ritengo molto importante, al contrario, prendersi cura dei sintomi del “disagio” in quanto segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci inviano per avvertirci che qualcosa non va e soprattutto che questo qualcosa ci blocca, impedendoci di vivere a pieno la nostra vita e godere di essa. Fondamentale, per imparare a stare nuovamente bene, sarà la volontà della persona coinvolta di mettersi in discussione, essere disposto a “lavorare” su di sé per recuperare una migliore qualità di vita, nella convinzione che si deve e si può trovare chi è in grado di aiutarti.
Come possono fare i colleghi per accedere a questo importante servizio?
Tutte le informazioni le potete trovare su questo sito alla pagina dedicata a FABITIASCOLTA: www.fabigvb.it/fabitiascolta.html
Ci tengo però a sottolineare che, in questa prima fase, lo sportello d’ascolto offrirà una consultazione c.d. “breve”: finalizzata a condividere con una professionista la propria situazione ritenuta problematica.
Grazie Emanuela per queste preziose informazioni. Hai altre informazioni da aggiungere?
Sono a completa disposizione di tutti quei colleghi che volessero contattarmi.
Un ultimo dettaglio: naturalmente per gli iscritti FABI, il servizio è gratuito.
da PAROLA ALLA FABI - MARZO 2012
Emanula Viganò è rappresentante sindacale della FABI e lavora a Cesano Maderno in Veneto Banca
Per contattarla tutti i riferimenti li trovate alla pagina dedicata al servizio FABITIASCOLTA: www.fabigvb.it/fabitiascolta.html
Lavoro in banca dal gennaio 1991. Ho ricoperto diversi ruoli e svolto varie mansioni. Mi sono avvicinata al sindacato quando sono entrata in Popolare Monza e Brianza.
In quella Banca, allora, non era presente né il contratto integrativo, né alcuna forma di assistenza sanitaria e dunque appariva im- portante avviare una contrattazione con l’Azienda, non individualmente, ma a livello collettivo, in modo che a beneficiarne fossero tutti i dipendenti. Insieme al nostro rappresentante sindacale, Manzi Erminio, ho seguito le trattative per la realizzazione del contratto integrativo.
Sappiamo che hai anche una grande passione alla quale hai dedicato molto tempo ed energie. Di cosa si tratta?
Dopo la nascita di mio figlio, nel dicembre 2003 ho deciso di realizzare un’aspirazione che avevo da anni e mi sono iscritta all’Università alla facoltà di Psicologia. Ho conseguito la laurea di primo livello e ho deciso di proseguire anche con la specialisti- ca. Sono stati 5 anni impegnativi, ma ricchi di soddisfazioni personali. Sono riuscita a concludere il ciclo di studi in corso, la famiglia si è allargata ulteriormente e mi sono specializzata in Mediazione Familiare e di Comunità. Da quando ho ripreso gli studi non ho più smesso di aggiornarmi e formarmi.
Mi interessano molto i temi legati al benessere psicofisico: una persona per sentirsi bene deve stare bene sia fisicamente sia psicologicamente, a casa e anche al lavoro. Insomma nella totalità della sua persona.
Pensi di poter mettere a disposizione dei colleghi le tue conoscenze/competenze?
Con queste premesse, è da un po’ di tempo che stavo pensando a come potermi rendere utile all’interno del sindacato, unendo le conoscenze e le competenze che ho sviluppato nel corso degli anni. Ho sempre creduto sarebbe stato importante ed utile istituire un servizio di ascolto professionale, che possa fornire una prima risposta ai colleghi che ne dovessero sentire il bisogno.
Non un servizio di terapia psicologica, ma un “primo momento di ascolto”, a cui rivolgersi in caso di disagio o malessere legati al lavoro. Sono felice di confidare che questa ipotesi si sta concretizzando.
Quindi come FABI avete allestito uno “sportello di ascolto e dialogo” per i colleghi?
Da un anno è attivo uno spazio/sportello di ascolto.
Lo Sportello di Ascolto nasce per dare ai colleghi la possibilità di avere a propria disposizione uno spazio ed un tempo di ascolto “riservato” e professionale.
E’ importante precisare che l’ascolto non è un’azione passiva, ma, nel caso dell’ascolto psicologico è attivo e permette di accogliere la persona, metterle a disposizione lo spazio e il tempo necessario per progressivamente farla sentire più libera di poter dire, fare, raccontare pensieri, emozioni, vissuti, sensazioni nonché le esperienze, più o meno profonde, che nella vita quotidiana, per vari motivi, non riesce ad esprimere con il conseguente rischio della loro repressione. Nell’ascolto psicologico non c’è un giudizio o una valutazione: c’è invece accoglienza, comprensione, sostegno, ascolto.
Naturalmente, in ottemperanza al codice deontologico, il tutto è rigorosamente protetto dal segreto professionale.
La funzione dello psicologo si traduce nella sua disponibilità ad accompagnare la persona e chiarire/comprendere la natura degli eventuali blocchi, paure, dubbi.
Cara Emanuela tutto ciò è molo interessante e innovativo. A chi è rivolto questo servizio?
Lo sportello d’ascolto vuole essere un servizio rivolto dalla FABI ai propri iscritti presenti nel Gruppo Veneto Banca; in particolare, a quei colleghi che, nel corso della loro vita personale e carriera professionale, attraversano un periodo di difficoltà e, anche se spesso non ne sono pienamente coscienti, necessitano un adeguato aiuto esterno. Oggi la generalità dei colleghi è sottoposta a forti richieste di natura commerciale, sollecitazioni operative e ritmi di lavoro serrati, per di più in una situazione generale di crescente incertezza, spesso attraversando momenti di tensione sul lato dei rapporti interpersonali; scenari che possono innescare momenti di crisi. I sintomi tipici di tale sbocco sono: ansia, stress, stanchezza fisica e mentale, irritabilità, conflittualità, senso di smarrimento delle prospettive personali e/o professionali, fino a stati di depressione, timore di perdita di competenze e capacità, perdita di autostima. Per non tacere dei disturbi fisici, psicosomatici, e delle interazioni che spessissimo si ripercuotono nella vita privata. Anche lo stesso rientro al lavoro dopo la maternità o un periodo di prolungata assenza dal lavoro può essere difficile e “faticoso” da affrontare. La sensazione di dover ripartire daccapo, di non riconoscere le procedure, sentirsi inadeguati, la difficoltà di lasciare i bambini, rientrare in un ambiente che si fa fatica a riconoscere, con colleghi nuovi, nuove procedure, ecc..., quasi un nuovo lavoro. Spesso i problemi di una sfera, inevitabilmente confluiscono nell’altra e da soli non si riesce a distinguerne l’origine e la causa. Si potrebbe proseguire oltre, ma penso che molti colleghi avranno capito di cosa sto parlando perché lo avranno provato in prima persona, molti avranno reagito senza troppi problemi, ma per qualcuno le cose possono essere andate in maniera ben diversa. Il problema è che spesso questi sintomi, questi segnali di disagio sono ignorati o curati esclusivamente con cure farmacologiche o, nel peggiore dei casi, si impara a convivere con essi, limitando la qualità della vita. Ritengo molto importante, al contrario, prendersi cura dei sintomi del “disagio” in quanto segnali che il nostro corpo e la nostra mente ci inviano per avvertirci che qualcosa non va e soprattutto che questo qualcosa ci blocca, impedendoci di vivere a pieno la nostra vita e godere di essa. Fondamentale, per imparare a stare nuovamente bene, sarà la volontà della persona coinvolta di mettersi in discussione, essere disposto a “lavorare” su di sé per recuperare una migliore qualità di vita, nella convinzione che si deve e si può trovare chi è in grado di aiutarti.
Come possono fare i colleghi per accedere a questo importante servizio?
Tutte le informazioni le potete trovare su questo sito alla pagina dedicata a FABITIASCOLTA: www.fabigvb.it/fabitiascolta.html
Ci tengo però a sottolineare che, in questa prima fase, lo sportello d’ascolto offrirà una consultazione c.d. “breve”: finalizzata a condividere con una professionista la propria situazione ritenuta problematica.
Grazie Emanuela per queste preziose informazioni. Hai altre informazioni da aggiungere?
Sono a completa disposizione di tutti quei colleghi che volessero contattarmi.
Un ultimo dettaglio: naturalmente per gli iscritti FABI, il servizio è gratuito.
da PAROLA ALLA FABI - MARZO 2012
Emanula Viganò è rappresentante sindacale della FABI e lavora a Cesano Maderno in Veneto Banca
Per contattarla tutti i riferimenti li trovate alla pagina dedicata al servizio FABITIASCOLTA: www.fabigvb.it/fabitiascolta.html