Fabio Basso
Caro Fabio, oggi la FABI nelle filiali di Roma del Gruppo Veneto Banca ha il tuo
volto: presentati ai colleghi.
Sono nato a Roma dove vivo, laureato in Economia e Commercio e da qualche mese sono entrato nel mondo dei cinquantenni. Ho moglie, una figlia ed una simpatica e vivace cagnetta che, ormai, è membro a tutti gli effetti della mia famiglia. Ho iniziato a lavorare in Carifac nel 1993 e, dopo un iniziale periodo trascorso a Fabriano, nel 1995 sono stato trasferito a Roma dove ho lavorato nelle diverse filiali presenti in questa bella piazza. Ho fatto la classica gavetta ricoprendo vari ruoli tra cui quello di cassiere, o “addetto operativo” come ora si definisce, di gestore clienti, di vice direttore operativo, di vice direttore commerciale, di coordinatore operativo e di gestore small business. Da circa un anno ricopro il ruolo di
assistente corporate.
Da quanto tempo sei impegnato nel ruolo di rappresentante sindacale?
Da più di dieci anni. Ho dato la mia disponibilità al Sindacato, inizialmente collaborando con altre sigle. Ricordo con molto piacere quando, grazie al sostegno dei colleghi, a Roma è stata eletto il primo Rappresentante Sindacale Aziendale della Carifac. Si è trattato dell’espressione di una volontà comune di affermare concretamente il valore della tutela dei lavoratori in una realtà romana nella quale, soprattutto nei primi anni, il sindacato veniva falsamente additato come un’istituzione inutile, un ostacolo alla crescita dell’azienda.
Il Sindacato ovviamente è qualcosa di profondamente diverso e rappresenta molto di più.
Come mai hai deciso di passare alla FABI?
E’ molto semplice. Ho conosciuto alcuni rappresentanti della FABI e sono stato contagiato dalla loro passione e motivazione. Quello che mi ha più colpito è la caratteristica della FABI: un sindacato autonomo che fin dalla sua costituzione, avvenuta nel lontano 1948, si è sempre dedicato e tuttora si dedica anzitutto alla tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori del settore del credito. La sua storia è antica e prestigiosa: è stata, infatti, l’unica sigla a stipulare con l’Assicredito il primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i bancari italiani nel 1949. Oltre 100mila iscritti e 97 sedi territoriali fanno della FABI il più rappresentativo sindacato dei bancari. Un sindacato attivo, partecipativo e democratico dove ognuno può esprimersi liberamente. Un sindacato fatto da sindacalisti che danno il meglio di sé e che si impegnano a fondo per far partecipare e dare voce ai colleghi. Lo testimoniano questa pubblicazione, Parola alla FABI che è ormai diventato un appuntamento atteso dagli iscritti FABI del Gruppo Veneto Banca, ma non solo, il sito internet e i sondaggi online, l’ultimo dei quali su temi, come i carichi di lavoro e gli straordinari, oggi particolarmente sentiti dai colleghi. Un sindacato che vuole realmente risolvere le problematiche legate al lavoro come quelle di natura fiscale, previdenziale o legate alla sicurezza.
Quale pensi dovrebbe essere il modo giusto di fare sindacato e di tutelare gli interessi dei colleghi?
E’ chiaro che non si dovrebbe in nessun caso ottenere una carica sindacale per godere di benefici di natura personale. Purtroppo talvolta abbiamo riscontrato casi in cui alcuni colleghi, fregiandosi di una carica sindacale, chiudendo un occhio su questo o su quel problema, vanificando le iniziative che il sindacato voleva intraprendere per tutelare e garantire gli interessi dei colleghi, si sono “ingraziati” l’azienda finendo con l’ottenere per sè promozioni e riconoscimenti. Fare sindacato necessita anzitutto un corredo di attenzione, passione e molta umiltà. Naturalmente non si può essere esperti su tutte le problematiche; tuttavia chiedendo aiuto a chi ha maturato un’esperienza maggiore della nostra, è sempre possibile fornire le risposte più adeguate nell’interesse del collega. Importantissimo è anche il contatto diretto e continuo con gli iscritti e con il resto dei colleghi. Senza il contributo di segnalazioni e di domande, da parte loro, per il sindacalista non sarebbe possibile intervenire per ripristinare un po’ di legalità là dove necessario. Tutto questo ovviamente non sta a significare che il sindacato sia sempre e necessariamente in conflitto con l’azienda. La coscienza e la consapevolezza dei propri diritti
non è in contrasto con una produttività sana e duratura, mentre in forte contrasto lo sono sia gli accanimenti di matrice aziendale che la disattenzione verso le esigenze del personale.
Come è la situazione dei nostri colleghi bancari nell’area di Roma?
L’area di Roma è sicuramente vitale e dinamica. La dedizione e l’impegno dei colleghi ha permesso il raggiungimento di gran parte degli obiettivi, anche di quelli più ambiziosi.
Tuttavia, come stiamo rilevando anche in altre aree, i carichi di lavoro, la carenza di organico e alcune problematiche attinenti alla sicurezza fisica dei colleghi, non contribuiscono a creare un ambiente di lavoro sempre sereno. Il blocco degli straordinari, e come rappresentanti sindacali desideriamo veramente che tutti i colleghi possano uscire in orario per godersi il tempo libero e le proprie famiglie, sta facendo emergere comportamenti anomali e scorretti, quali l’ingiusta prassi di non segnare lo straordinario. I diritti esistono per essere esercitati, non esercitarli significa vanificarli e alla lunga perderli. La maggior parte dei colleghi guarda con fiducia l’ormai prossima riunificazione di tutte le filiali Veneto Banca di Roma sotto un’unica insegna, lo fa con l’auspicio che alcune problematiche possano finalmente trovare una comune e soddisfacente soluzione.
In questi anni hai visto cambiare l’atteggiamento generale dei colleghi nei confronti del sindacato?
In linea generale i colleghi hanno acquisito un maggior grado di consapevolezza e di apprezzamento nei confronti dell’attività del sindacato. Sono certo che siano molti i colleghi che hanno capito l’importanza di mettere a confronto le varie organizzazioni sindacali,
contraddistinte da sensibilità talora spiccatamente diverse. Tuttavia non mancano delle differenze generazionali. Probabilmente coloro che sono più avanti negli anni ed hanno maggiore anzianità lavorativa sono più attenti e partecipi alle iniziative sindacali. I più giovani
e i neoassunti mostrano talvolta un atteggiamento più distaccato e, all’apparenza, diffidente dovuto probabilmente alla paura (del tutto infondata) che l’iscrizione al sindacato possa essere di ostacolo alla loro carriera lavorativa. Si tratta di un timore irragionevole: la
funzione fondamentale del sindacato è quella di trasformare una perlomeno iniziale oggettiva debolezza dei lavoratori di fronte all’impresa in una maggiore forza attraverso l’organizzazione e soprattutto la solidarietà ed il comune sostegno. Non potete immaginare quanto sia gratificante per chi svolge attività sindacale ricevere stimoli e conferme da parte degli iscritti in un rapporto di aperto e sereno confronto per il bene di tutti. Un mondo senza sindacato vorrebbe dire un mondo dove a vincerla sarebbe il più forte e, dall’altra parte, il più bravo a negoziare il proprio contratto individuale. Da un lato ci sarebbe chi ha la possibilità di mettere sul piatto, oltre alle proprie competenze professionali, le proprie amicizie, più o meno influenti, e la disponibilità a lavorare oltre ogni limite, dall’altro lato invece chi lavorerebbe nella più totale incertezza e mancanza di tutela. Senza aggiungere che passare da un lato all’altro è molto più semplice di quello che si potrebbe immaginare.
E, in Carifac, il modo di lavorare è cambiato?
In Carifac, dopo l’avvento di Veneto Banca, al personale è stato richiesto un sempre maggiore impegno attraverso le ben note pressioni commerciali. Anche il processo di controllo si è fatto sempre più pressante. Questo, comunque, si rivela essere una costante anche in molti altri istituti.
Hai altro da aggiungere?
Credo di aver già detto molto e non vorrei sembrare troppo prolisso. Approfitto solo per ricordare gli elementi fondanti del “Protocollo d’intesa del 4 giugno 1997 sul Settore Bancario” e del “Protocollo sullo sviluppo sostenibile e compatibile del Sistema Bancario” del giugno 2004: “Il governo dei costi e le maggiori flessibilità trovano il loro riconoscimento nella centralità delle risorse umane, nella loro motivazione e partecipazione, secondo i principi di collaborazione, di responsabilità diffuse e di pari opportunità”. Non sono concetti anacronistici e ricordano che lo sviluppo dell’impresa bancaria dovrebbe avvenire in un clima di fiducia, coesione e stabilità. Sono grato per l’opportunità che mi è stata offerta e, pertanto, rimango a completa disposizione vostra e di tutti i colleghi.
da: Parola alla Fabi - settembre 2012
Fabio Basso lavora presso la filiale di Carifac a Roma. E' RSAE' stato eletto dai colleghi rappresentante per la sicurezza (RLS)
volto: presentati ai colleghi.
Sono nato a Roma dove vivo, laureato in Economia e Commercio e da qualche mese sono entrato nel mondo dei cinquantenni. Ho moglie, una figlia ed una simpatica e vivace cagnetta che, ormai, è membro a tutti gli effetti della mia famiglia. Ho iniziato a lavorare in Carifac nel 1993 e, dopo un iniziale periodo trascorso a Fabriano, nel 1995 sono stato trasferito a Roma dove ho lavorato nelle diverse filiali presenti in questa bella piazza. Ho fatto la classica gavetta ricoprendo vari ruoli tra cui quello di cassiere, o “addetto operativo” come ora si definisce, di gestore clienti, di vice direttore operativo, di vice direttore commerciale, di coordinatore operativo e di gestore small business. Da circa un anno ricopro il ruolo di
assistente corporate.
Da quanto tempo sei impegnato nel ruolo di rappresentante sindacale?
Da più di dieci anni. Ho dato la mia disponibilità al Sindacato, inizialmente collaborando con altre sigle. Ricordo con molto piacere quando, grazie al sostegno dei colleghi, a Roma è stata eletto il primo Rappresentante Sindacale Aziendale della Carifac. Si è trattato dell’espressione di una volontà comune di affermare concretamente il valore della tutela dei lavoratori in una realtà romana nella quale, soprattutto nei primi anni, il sindacato veniva falsamente additato come un’istituzione inutile, un ostacolo alla crescita dell’azienda.
Il Sindacato ovviamente è qualcosa di profondamente diverso e rappresenta molto di più.
Come mai hai deciso di passare alla FABI?
E’ molto semplice. Ho conosciuto alcuni rappresentanti della FABI e sono stato contagiato dalla loro passione e motivazione. Quello che mi ha più colpito è la caratteristica della FABI: un sindacato autonomo che fin dalla sua costituzione, avvenuta nel lontano 1948, si è sempre dedicato e tuttora si dedica anzitutto alla tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori del settore del credito. La sua storia è antica e prestigiosa: è stata, infatti, l’unica sigla a stipulare con l’Assicredito il primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per i bancari italiani nel 1949. Oltre 100mila iscritti e 97 sedi territoriali fanno della FABI il più rappresentativo sindacato dei bancari. Un sindacato attivo, partecipativo e democratico dove ognuno può esprimersi liberamente. Un sindacato fatto da sindacalisti che danno il meglio di sé e che si impegnano a fondo per far partecipare e dare voce ai colleghi. Lo testimoniano questa pubblicazione, Parola alla FABI che è ormai diventato un appuntamento atteso dagli iscritti FABI del Gruppo Veneto Banca, ma non solo, il sito internet e i sondaggi online, l’ultimo dei quali su temi, come i carichi di lavoro e gli straordinari, oggi particolarmente sentiti dai colleghi. Un sindacato che vuole realmente risolvere le problematiche legate al lavoro come quelle di natura fiscale, previdenziale o legate alla sicurezza.
Quale pensi dovrebbe essere il modo giusto di fare sindacato e di tutelare gli interessi dei colleghi?
E’ chiaro che non si dovrebbe in nessun caso ottenere una carica sindacale per godere di benefici di natura personale. Purtroppo talvolta abbiamo riscontrato casi in cui alcuni colleghi, fregiandosi di una carica sindacale, chiudendo un occhio su questo o su quel problema, vanificando le iniziative che il sindacato voleva intraprendere per tutelare e garantire gli interessi dei colleghi, si sono “ingraziati” l’azienda finendo con l’ottenere per sè promozioni e riconoscimenti. Fare sindacato necessita anzitutto un corredo di attenzione, passione e molta umiltà. Naturalmente non si può essere esperti su tutte le problematiche; tuttavia chiedendo aiuto a chi ha maturato un’esperienza maggiore della nostra, è sempre possibile fornire le risposte più adeguate nell’interesse del collega. Importantissimo è anche il contatto diretto e continuo con gli iscritti e con il resto dei colleghi. Senza il contributo di segnalazioni e di domande, da parte loro, per il sindacalista non sarebbe possibile intervenire per ripristinare un po’ di legalità là dove necessario. Tutto questo ovviamente non sta a significare che il sindacato sia sempre e necessariamente in conflitto con l’azienda. La coscienza e la consapevolezza dei propri diritti
non è in contrasto con una produttività sana e duratura, mentre in forte contrasto lo sono sia gli accanimenti di matrice aziendale che la disattenzione verso le esigenze del personale.
Come è la situazione dei nostri colleghi bancari nell’area di Roma?
L’area di Roma è sicuramente vitale e dinamica. La dedizione e l’impegno dei colleghi ha permesso il raggiungimento di gran parte degli obiettivi, anche di quelli più ambiziosi.
Tuttavia, come stiamo rilevando anche in altre aree, i carichi di lavoro, la carenza di organico e alcune problematiche attinenti alla sicurezza fisica dei colleghi, non contribuiscono a creare un ambiente di lavoro sempre sereno. Il blocco degli straordinari, e come rappresentanti sindacali desideriamo veramente che tutti i colleghi possano uscire in orario per godersi il tempo libero e le proprie famiglie, sta facendo emergere comportamenti anomali e scorretti, quali l’ingiusta prassi di non segnare lo straordinario. I diritti esistono per essere esercitati, non esercitarli significa vanificarli e alla lunga perderli. La maggior parte dei colleghi guarda con fiducia l’ormai prossima riunificazione di tutte le filiali Veneto Banca di Roma sotto un’unica insegna, lo fa con l’auspicio che alcune problematiche possano finalmente trovare una comune e soddisfacente soluzione.
In questi anni hai visto cambiare l’atteggiamento generale dei colleghi nei confronti del sindacato?
In linea generale i colleghi hanno acquisito un maggior grado di consapevolezza e di apprezzamento nei confronti dell’attività del sindacato. Sono certo che siano molti i colleghi che hanno capito l’importanza di mettere a confronto le varie organizzazioni sindacali,
contraddistinte da sensibilità talora spiccatamente diverse. Tuttavia non mancano delle differenze generazionali. Probabilmente coloro che sono più avanti negli anni ed hanno maggiore anzianità lavorativa sono più attenti e partecipi alle iniziative sindacali. I più giovani
e i neoassunti mostrano talvolta un atteggiamento più distaccato e, all’apparenza, diffidente dovuto probabilmente alla paura (del tutto infondata) che l’iscrizione al sindacato possa essere di ostacolo alla loro carriera lavorativa. Si tratta di un timore irragionevole: la
funzione fondamentale del sindacato è quella di trasformare una perlomeno iniziale oggettiva debolezza dei lavoratori di fronte all’impresa in una maggiore forza attraverso l’organizzazione e soprattutto la solidarietà ed il comune sostegno. Non potete immaginare quanto sia gratificante per chi svolge attività sindacale ricevere stimoli e conferme da parte degli iscritti in un rapporto di aperto e sereno confronto per il bene di tutti. Un mondo senza sindacato vorrebbe dire un mondo dove a vincerla sarebbe il più forte e, dall’altra parte, il più bravo a negoziare il proprio contratto individuale. Da un lato ci sarebbe chi ha la possibilità di mettere sul piatto, oltre alle proprie competenze professionali, le proprie amicizie, più o meno influenti, e la disponibilità a lavorare oltre ogni limite, dall’altro lato invece chi lavorerebbe nella più totale incertezza e mancanza di tutela. Senza aggiungere che passare da un lato all’altro è molto più semplice di quello che si potrebbe immaginare.
E, in Carifac, il modo di lavorare è cambiato?
In Carifac, dopo l’avvento di Veneto Banca, al personale è stato richiesto un sempre maggiore impegno attraverso le ben note pressioni commerciali. Anche il processo di controllo si è fatto sempre più pressante. Questo, comunque, si rivela essere una costante anche in molti altri istituti.
Hai altro da aggiungere?
Credo di aver già detto molto e non vorrei sembrare troppo prolisso. Approfitto solo per ricordare gli elementi fondanti del “Protocollo d’intesa del 4 giugno 1997 sul Settore Bancario” e del “Protocollo sullo sviluppo sostenibile e compatibile del Sistema Bancario” del giugno 2004: “Il governo dei costi e le maggiori flessibilità trovano il loro riconoscimento nella centralità delle risorse umane, nella loro motivazione e partecipazione, secondo i principi di collaborazione, di responsabilità diffuse e di pari opportunità”. Non sono concetti anacronistici e ricordano che lo sviluppo dell’impresa bancaria dovrebbe avvenire in un clima di fiducia, coesione e stabilità. Sono grato per l’opportunità che mi è stata offerta e, pertanto, rimango a completa disposizione vostra e di tutti i colleghi.
da: Parola alla Fabi - settembre 2012
Fabio Basso lavora presso la filiale di Carifac a Roma. E' RSAE' stato eletto dai colleghi rappresentante per la sicurezza (RLS)