Giacomo Vallesi

Caro Giacomo, tocca a te presentarti ai colleghi. Cosa vuoi raccontarci?
Ho 55 anni, purtroppo non sono più un ragazzino. Laureato in economia, coniugato e con un figlio ventenne da poco iscritto all’università. Vivo nel centro storico di una città di mare, a poco più di 300 metri dal porto di Ancona. Il mare per me ha significato una grande passione, la vela, che però ormai non pratico più da qualche anno. Ora però mi diverto con la lettura (chi legge non è mai solo), nonostante il tempo da dedicarvi sia sempre meno, ma ancora di più amo la musica.
Da quanto tempo lavori in Carifac?
Lavoro in Carifac da circa 7 anni, proveniente dalla Banca di Roma, Istituto tra quelli che hanno fatto la storia del credito in Italia; una realtà dove formazione e organizzazione avevano una grande importanza. Ogni corso, anche sulla “materia” più semplice, durava minimo una settimana e non accadeva mai - come invece spesso capita ora - che qualche collega venisse mandato a ricoprire un nuovo ruolo senza un’adeguata formazione e senza un adeguato affiancamento.
Perché ti sei iscritto al sindacato e specificatamente perché alla FABI?
Da quando lavoro sono sempre stato iscritto ad un Sindacato. Alla fine la mia scelta è ricaduta sulla FABI per la sua autonomia e perché sindacato specifico del settore del credito. Ricordo bene la visita di qualche anno fa, dei rappresentanti FABI Ivano Parola, Mario Valbusa e Massimo Buonanno. La loro serietà, convinzione e determinazione sono state le ragioni che - rispetto alla “staticità” che mi pareva contraddistinguere l’attività sindacale in Carifac – mi hanno convinto a farmi rappresentare dalla FABI, che quindi ho anche ritenuto fosse il sindacato da sostenere.
E perché hai deciso di fare il sindacalista?
Senza dilungarmi nei vari passaggi teorici che da sempre mi hanno fatto credere nell’importanza dell’esistenza dei Sindacati, in estrema sintesi ritengo che il benessere generalmente diffuso che c’è nei paesi occidentali - che poi sono i soli dove sono realmente attivi sindacati, autonomi dal potere dominante) sia in gran parte dovuto alla esistenza dei sindacati. E quindi vista la mia convinzione sull’importanza sicuramente storica, ma anche attuale (per quanto ridimensionata) del ruolo dei Sindacati, quando la FABI è arrivata in Carifac ho ritenuto doveroso rispondere alle sollecitazioni di Massimo Buonanno (Segretario Provinciale FABI di Ancona), ma anche necessario provare a dare un piccolo contributo per incidere sul clima sonnecchioso e a volte di rassegnazione che si respirava in Carifac.
Quale è la qualità delle relazioni sindacali in Carifac?
Faticose. In Carifac mi sembra sia molto difficile giungere a momenti di concreta sintesi con tutte le OO.SS.. Per me è un vero dispiacere perché ritengo che l’unità sindacale sia fondamentale per dare voce e dignità alle istanze dei lavoratori, tanto più in momenti storici così particolari e difficili. Ma sono ancora fiducioso sulla possibilità che la situazione migliori.
Quale è l'atteggiamento dei colleghi di Carifac nei confronti del sindacato?
Percepisco una crescente attenzione verso le iniziative sindacali. Mi sembra ci sia curiosità su quanto avviene, ma purtroppo ancora poco coinvolgimento ed a volte un po’ di timore.
Cosa ci si aspetta dalla fusione con Veneto Banca?
Dalla fusione ci si aspettava, a torto o a ragione, un miglioramento complessivo della situazione lavorativa. I colleghi di Carifac credevano che in Veneto Banca il clima fosse migliore, più sereno rispetto a quello che si
respira nella nostra realtà, ma i recenti accadimenti - mi riferisco alla disdetta ingiustificata del CIA di Veneto Banca – a molti fanno ora pensare che le cose non stiano proprio come si credeva.
Vorresti dire qualcosa ai tuoi colleghi?
Di avere il coraggio di manifestare i propri disagi ed i propri bisogni e di non aver timore di provare ad incidere almeno un po’ nelle decisioni aziendali sia mediante le proprie OO.SS., sia facendosi parte attiva nella scelta dei propri rappresentanti sindacali.
da Parola alla FABI - gennaio 2013
Ho 55 anni, purtroppo non sono più un ragazzino. Laureato in economia, coniugato e con un figlio ventenne da poco iscritto all’università. Vivo nel centro storico di una città di mare, a poco più di 300 metri dal porto di Ancona. Il mare per me ha significato una grande passione, la vela, che però ormai non pratico più da qualche anno. Ora però mi diverto con la lettura (chi legge non è mai solo), nonostante il tempo da dedicarvi sia sempre meno, ma ancora di più amo la musica.
Da quanto tempo lavori in Carifac?
Lavoro in Carifac da circa 7 anni, proveniente dalla Banca di Roma, Istituto tra quelli che hanno fatto la storia del credito in Italia; una realtà dove formazione e organizzazione avevano una grande importanza. Ogni corso, anche sulla “materia” più semplice, durava minimo una settimana e non accadeva mai - come invece spesso capita ora - che qualche collega venisse mandato a ricoprire un nuovo ruolo senza un’adeguata formazione e senza un adeguato affiancamento.
Perché ti sei iscritto al sindacato e specificatamente perché alla FABI?
Da quando lavoro sono sempre stato iscritto ad un Sindacato. Alla fine la mia scelta è ricaduta sulla FABI per la sua autonomia e perché sindacato specifico del settore del credito. Ricordo bene la visita di qualche anno fa, dei rappresentanti FABI Ivano Parola, Mario Valbusa e Massimo Buonanno. La loro serietà, convinzione e determinazione sono state le ragioni che - rispetto alla “staticità” che mi pareva contraddistinguere l’attività sindacale in Carifac – mi hanno convinto a farmi rappresentare dalla FABI, che quindi ho anche ritenuto fosse il sindacato da sostenere.
E perché hai deciso di fare il sindacalista?
Senza dilungarmi nei vari passaggi teorici che da sempre mi hanno fatto credere nell’importanza dell’esistenza dei Sindacati, in estrema sintesi ritengo che il benessere generalmente diffuso che c’è nei paesi occidentali - che poi sono i soli dove sono realmente attivi sindacati, autonomi dal potere dominante) sia in gran parte dovuto alla esistenza dei sindacati. E quindi vista la mia convinzione sull’importanza sicuramente storica, ma anche attuale (per quanto ridimensionata) del ruolo dei Sindacati, quando la FABI è arrivata in Carifac ho ritenuto doveroso rispondere alle sollecitazioni di Massimo Buonanno (Segretario Provinciale FABI di Ancona), ma anche necessario provare a dare un piccolo contributo per incidere sul clima sonnecchioso e a volte di rassegnazione che si respirava in Carifac.
Quale è la qualità delle relazioni sindacali in Carifac?
Faticose. In Carifac mi sembra sia molto difficile giungere a momenti di concreta sintesi con tutte le OO.SS.. Per me è un vero dispiacere perché ritengo che l’unità sindacale sia fondamentale per dare voce e dignità alle istanze dei lavoratori, tanto più in momenti storici così particolari e difficili. Ma sono ancora fiducioso sulla possibilità che la situazione migliori.
Quale è l'atteggiamento dei colleghi di Carifac nei confronti del sindacato?
Percepisco una crescente attenzione verso le iniziative sindacali. Mi sembra ci sia curiosità su quanto avviene, ma purtroppo ancora poco coinvolgimento ed a volte un po’ di timore.
Cosa ci si aspetta dalla fusione con Veneto Banca?
Dalla fusione ci si aspettava, a torto o a ragione, un miglioramento complessivo della situazione lavorativa. I colleghi di Carifac credevano che in Veneto Banca il clima fosse migliore, più sereno rispetto a quello che si
respira nella nostra realtà, ma i recenti accadimenti - mi riferisco alla disdetta ingiustificata del CIA di Veneto Banca – a molti fanno ora pensare che le cose non stiano proprio come si credeva.
Vorresti dire qualcosa ai tuoi colleghi?
Di avere il coraggio di manifestare i propri disagi ed i propri bisogni e di non aver timore di provare ad incidere almeno un po’ nelle decisioni aziendali sia mediante le proprie OO.SS., sia facendosi parte attiva nella scelta dei propri rappresentanti sindacali.
da Parola alla FABI - gennaio 2013