STEFANIA GENTILUCCI
UNA RAPPRESENTANTE FABI CHE NON SI ARRENDE MAI
Cara Stefania siamo desiderosi di sapere qualcosa su di te: cosa puoi raccontarci?
Innanzitutto un buongiorno a tutti. Nata a Fabriano 55 anni fa, in questa città famosa nel mondo per la carta, dove risiedo con mio marito. Ho una figlia ormai grande che vive a Roma dove studia medicina. Nella mia vita ho viaggiato molto e vissuto molte esperienze grazie a mio padre, dipendente di una importante multinazionale italiana che opera nel settore petrolchimico. Sono sempre stata una sportiva: i miei sport preferiti sono stati il nuoto e le arti marziali. Da mio padre e da mia madre ho ereditato un grande amore per il ballo e, durante sei anni di permanenza alle Bahamas, ho avuto la possibilità di apprendere bene i balli latino-americani. Nella vita di ognuno di noi, prima o poi, capita di dover affrontare momenti difficili dai quali sembra di non avere alcuna via di uscita. Il mio è arrivato qualche anno fa quando ho dovuto fare i conti con una brutta malattia. Fortunatamente oggi il peggio è passato e posso dire di esserne quasi uscita nonostante abbia dovuto cambiare molto le mie abitudini. Ho anche un’altra bellissima passione che posso tranquillamente continuare a coltivare: la decorazione della tavola.
Da quanto tempo lavori in banca?
Lavoro in banca ormai da vent’anni: i primi anni all’Ufficio Ragioneria, molti alla Gestione Risorse Umane; dopo il mio intervento un breve periodo alla Segreteria Crediti e, da circa un anno, in Filiale.
Quale è l’esperienza che ritieni più significativa?
Naturalmente quella all’Ufficio Risorse Umane. Per me si è trattata di un’esperienza nuova e di un lavoro a me fino allora sconosciuto. Ho dovuto fare molti corsi, studiare tanto, anche il sabato e la domenica, qualche volta sacrificando la mia famiglia.
Quale era il rapporto tra azienda e sindacato quando lavoravi presso l'Ufficio Risorse Umane?
Diciamo che non c’era un vero e proprio rapporto. L’allora capo del personale, che ricopriva anche un ruolo sindacale, aveva una fortissima influenza e decideva da solo pressoché ogni cosa. Era inoltre riuscito a impedire che sindacati come la FABI, realmente impegnati a difendere gli interessi e i diritti dei colleghi, facessero il loro ingresso nella ex Carifac.
Cosa ti ha convinto ad avvicinarti al sindacato?
Mi sono iscritta alla FABI solo dopo essere uscita dall’Ufficio Risorse Umane perché, chi lavora presso tali uffici, ritiene erroneamente poco conveniente l’iscrizione a un’organizzazione sindacale. La mia scelta è ricaduta subito sulla FABI una sigla onesta, leale, professionale, gestita con correttezza e scrupolo, con un unico obiettivo: il bene delle colleghe e dei colleghi che spesse corrisponde anche al bene dell’azienda.
Perché hai deciso, con l’impegno sindacale, di metterti al servizio delle colleghe e dei colleghi?
Ho deciso di mettere a fattor comune tutte le conoscenze acquisite con tanto impegno e fatica: diversamente rischiavano di finire nella spazzatura. Dopo aver tanto sofferto ma anche accumulato tante esperienze, ho capito che aiutare i miei colleghi è molto più appagante e vale molto di più di qualsiasi promozione.
Cosa hanno preso i tuoi colleghi questa tua decisione?
Mi sto rendendo conto che sono molti quelli che sono contenti della strada che ho intrapreso. Mi conoscono e sanno che ho un carattere forte e che le difficoltà mi stimolano a cercare sempre una soluzione: non sono una che si arrende tanto facilmente.
Cosa puoi dirci della FABI del Gruppo Veneto Banca?
E’ una gran bella squadra fatta di persone sempre disponibili legate da una grande amicizia e dall’amore per il prossimo. Credetemi: non sto esagerando.
Cosa credi potrebbe succedere se non esistesse il sindacato?
Senza sindacato probabilmente le aziende, che sembrano far fatica a comprendere che si ottiene di più con una semplice carezza, commetterebbero molti più errori. Solo se il clima aziendale è sereno si ottengono i migliori risultati.
Nella ex Carifac è purtroppo quotidiano lo stillicidio sulle richieste dei risultati aziendali e le pressioni per il conseguimento degli stessi, siano esse minacce di trasferimento o addirittura di licenziamento. Sono minacce che a mio avviso non rappresentano più solo un mancato rispetto del contratto o delle norme in vigore; ma che talvolta vengono esplicitate con espressioni oltre la normale decenza e senza il rispetto delle persone.
C'è qualcosa che vorresti dire loro?
Vorrei dare un semplice e apparentemente banale consiglio: controllate sempre con attenzione i valori di coloro che vi rappresentano e accertatevi che il loro unico scopo sia quello di tutelare tutti e non solo se stessi.
Da Parola alla FABI - Maggio 2014
Innanzitutto un buongiorno a tutti. Nata a Fabriano 55 anni fa, in questa città famosa nel mondo per la carta, dove risiedo con mio marito. Ho una figlia ormai grande che vive a Roma dove studia medicina. Nella mia vita ho viaggiato molto e vissuto molte esperienze grazie a mio padre, dipendente di una importante multinazionale italiana che opera nel settore petrolchimico. Sono sempre stata una sportiva: i miei sport preferiti sono stati il nuoto e le arti marziali. Da mio padre e da mia madre ho ereditato un grande amore per il ballo e, durante sei anni di permanenza alle Bahamas, ho avuto la possibilità di apprendere bene i balli latino-americani. Nella vita di ognuno di noi, prima o poi, capita di dover affrontare momenti difficili dai quali sembra di non avere alcuna via di uscita. Il mio è arrivato qualche anno fa quando ho dovuto fare i conti con una brutta malattia. Fortunatamente oggi il peggio è passato e posso dire di esserne quasi uscita nonostante abbia dovuto cambiare molto le mie abitudini. Ho anche un’altra bellissima passione che posso tranquillamente continuare a coltivare: la decorazione della tavola.
Da quanto tempo lavori in banca?
Lavoro in banca ormai da vent’anni: i primi anni all’Ufficio Ragioneria, molti alla Gestione Risorse Umane; dopo il mio intervento un breve periodo alla Segreteria Crediti e, da circa un anno, in Filiale.
Quale è l’esperienza che ritieni più significativa?
Naturalmente quella all’Ufficio Risorse Umane. Per me si è trattata di un’esperienza nuova e di un lavoro a me fino allora sconosciuto. Ho dovuto fare molti corsi, studiare tanto, anche il sabato e la domenica, qualche volta sacrificando la mia famiglia.
Quale era il rapporto tra azienda e sindacato quando lavoravi presso l'Ufficio Risorse Umane?
Diciamo che non c’era un vero e proprio rapporto. L’allora capo del personale, che ricopriva anche un ruolo sindacale, aveva una fortissima influenza e decideva da solo pressoché ogni cosa. Era inoltre riuscito a impedire che sindacati come la FABI, realmente impegnati a difendere gli interessi e i diritti dei colleghi, facessero il loro ingresso nella ex Carifac.
Cosa ti ha convinto ad avvicinarti al sindacato?
Mi sono iscritta alla FABI solo dopo essere uscita dall’Ufficio Risorse Umane perché, chi lavora presso tali uffici, ritiene erroneamente poco conveniente l’iscrizione a un’organizzazione sindacale. La mia scelta è ricaduta subito sulla FABI una sigla onesta, leale, professionale, gestita con correttezza e scrupolo, con un unico obiettivo: il bene delle colleghe e dei colleghi che spesse corrisponde anche al bene dell’azienda.
Perché hai deciso, con l’impegno sindacale, di metterti al servizio delle colleghe e dei colleghi?
Ho deciso di mettere a fattor comune tutte le conoscenze acquisite con tanto impegno e fatica: diversamente rischiavano di finire nella spazzatura. Dopo aver tanto sofferto ma anche accumulato tante esperienze, ho capito che aiutare i miei colleghi è molto più appagante e vale molto di più di qualsiasi promozione.
Cosa hanno preso i tuoi colleghi questa tua decisione?
Mi sto rendendo conto che sono molti quelli che sono contenti della strada che ho intrapreso. Mi conoscono e sanno che ho un carattere forte e che le difficoltà mi stimolano a cercare sempre una soluzione: non sono una che si arrende tanto facilmente.
Cosa puoi dirci della FABI del Gruppo Veneto Banca?
E’ una gran bella squadra fatta di persone sempre disponibili legate da una grande amicizia e dall’amore per il prossimo. Credetemi: non sto esagerando.
Cosa credi potrebbe succedere se non esistesse il sindacato?
Senza sindacato probabilmente le aziende, che sembrano far fatica a comprendere che si ottiene di più con una semplice carezza, commetterebbero molti più errori. Solo se il clima aziendale è sereno si ottengono i migliori risultati.
Nella ex Carifac è purtroppo quotidiano lo stillicidio sulle richieste dei risultati aziendali e le pressioni per il conseguimento degli stessi, siano esse minacce di trasferimento o addirittura di licenziamento. Sono minacce che a mio avviso non rappresentano più solo un mancato rispetto del contratto o delle norme in vigore; ma che talvolta vengono esplicitate con espressioni oltre la normale decenza e senza il rispetto delle persone.
C'è qualcosa che vorresti dire loro?
Vorrei dare un semplice e apparentemente banale consiglio: controllate sempre con attenzione i valori di coloro che vi rappresentano e accertatevi che il loro unico scopo sia quello di tutelare tutti e non solo se stessi.
Da Parola alla FABI - Maggio 2014