Quella contro i compensi spropositati al top management bancario è una protesta che arriva da lontano. Ha già fatto recentemente numerosi proseliti soprattutto nei Paesi anglosassoni, dove la crisi ha picchiato più duro e, dunque, gli squilibri retributivi tra salari dei dipendenti, dividendi distribuiti ai soci e superstipendi dei top manager sono diventati ancora più insostenibili. Così, meno di un mese fa, numerosi azionisti del colosso inglese Barclays, durante la consueta assemblea annuale convocata per approvare bilanci e dividendi, non ci hanno pensato due volte a votare contro il piano |
d’incentivazione dei top manager. Ben il 27% di loro al momento delle votazioni ha estratto il disco rosso. Nel 2011 ai piani alti della banca non si è per nulla avvertita aria di crisi: sono ammontati a ben 4 miliardi di sterline i bonus accordati ai top manager. Decisamente meno bene è andata ai dipendenti, colpiti da un piano di razionalizzazione costi, che ha previsto la soppressione di 3mila posti di lavoro. Ben più spietati gli azionisti dell’americana Citigroup, la maggioranza dei quali ha respinto e, quindi, bloccato i maxi pacchetti assegnati al top manager Vikram Pandit e ad altri quattro dirigenti. Anche in Credit Suisse la fronda anti stipendi milionari ha riscosso consensi. All’ultima assemblea, il piano di remunerazione dei manager è stato bocciato dal 31,6% degli azionisti. Un clima di rivolta che sta creando, e presumibilmente continuerà a creare, non pochi grattacapi ai consigli d’amministrazione di molti Gruppi bancari.
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Luglio 2017
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