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BANCHE, LA FABI CHIEDE REGOLE CERTE PER CODICE ETICO

6/10/2016

 
Foto
Il 5 ottobre il primo incontro tra Sindacati e ABI sulle pressioni commerciali, ma anche sulla situazione del settore.
La FABI: “Prima si parli di un nuovo modello di banca, poi di esuberi”.
E sul codice etico “necessaria l’istituzione di una commissione”.
Leggi gli articoli di Angelo De Mattia su Milano Finanza e Cristina Casadei su Il Sole 24 Ore

Mf 06/10/2016
 
Prima si affronti il problema del nuovo modello in banca, poi si parli di esuberi - De Mattia Angelo
Ieri Antonio Patuelli, in un intervento non formale nel corso di un convegno alla presenza del Capo dello Stato nel quale ha analiticamente e con grande chiarezza indicato tutte le disfunzioni dei rapporti con le Autorità europee nel campo finanziario e l'insoddisfacente esperienza della Vigilanza unica, ha tra l'altro espresso l'esigenza che per i prossimi anni siano indirizzati ai prepensionamenti volontari dei bancari i fondi di solidarietà delle banche finora destinati ad altri utilizzi. L'argomento è di particolare attualità in questi giorni, anche per i suggestivi richiami metaforici. Fare esercizi fisici e perdere peso è importante per un corpo che ne abbia bisogno ma una cura improvvisata - o che miri a raggiungere risultati in un brevissimo lasso di tempo - può espone chi vi si sottopone a rischi mortali. Fuor della metafora impiegata dal dg Bankitalia, Salvatore Rossi, che il sistema bancario debba acquisire snellezza e migliorare la produttività è fuori discussione, ma è cruciale il modo in cui ciò è fatto. Viene spesso ricordato, anche dai sindacati, che negli ultimi 10 anni sono usciti volontariamente dal settore circa 40 mila dipendenti e che altre 20 mila uscite sono previste entro il 2020. Che si possa continuare con i pensionamenti anticipati non è messo in dubbio neppure dai sindacati. Ma se non si ritiene, giustamente, che i problemi della insufficiente redditività degli istituti siano esclusivamente dovuti agli esuberi di personale, allora l'operazione mirante al relativo recupero non va vista come avente il primum moyens nel dimagrimento. Questo potrà risultare necessario se, delineato il nuovo modello di business e valutate coerentemente la migliore organizzazione territoriale e centrale della banca interessata, risultino necessari cambiamenti nella gestione delle risorse umane in una con un minore fabbisogno. Insomma, la decisione sugli esuberi deve venire dopo che si siano affrontati i problemi delle strategie, della governance (ivi inclusi, come chiede il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, i trattamenti economici e normativi dei vertici), dell'assetto territoriale (Patuelli ha smitizzato con analisi comparate il presunto surplus italiano di dipendenze e bancari) alla luce dell'impatto della digitalizzazione, dei rapporti con la clientela. Ricordo che, quando negli anni Ottanta, affascinati dalla prima fase dell'introduzione delle nuove tecnologie, si pensò di smobilitare, in alcuni casi, i settori del riscontro contabile affidando gran parte di tale compito alle macchine, ma senza innovare nel modello organizzativo, in quella che allora era la prima banca italiana, la Bnl, non ci si accorse neppure dell'operare delle attività illecite della filiale americana di Atlanta. Una volta che si sarà arrivati, attraverso un coretto percorso che interessi tutte le variabili organizzative, a definire l'eventuale surplus, la decisione conseguente non potrà non essere in linea con quelle finora adottate che hanno dato ottima prova, per cui sarebbe grave abbandonare la volontarietà dell'esodo e l'utilizzo di forme di agevolazione, che presuppongono il rilancio del Fondo esuberi. Operazione auspicabile sarebbe un provvedimento legislativo diretto a sostenere processi di ristrutturazione e di riorganizzazione nel sistema delle banche. Queste oggi correttamente chiedono, come ha fatto ieri Patuelli, di poter trattenere la somma che versano - 200 milioni - per gli ammortizzatori sociali, mai utilizzati dagli istituti, per adeguare così le risorse del predetto Fondo. Abbiamo letto che il preposto Abi alle trattative con i sindacati, Omar Lodesani, ha parlato di un Patto per il Paese perché il problema del credito coinvolge l'intero Paese. Per questo un confronto trilatero - Abi, sindacati, governo - sarebbe il procedimento più idoneo ad affrontare il tema di prepensionamenti, se si vuole mantenere nel sistema quella coesione che è stata finora un fattore di forza per le banche. (riproduzione riservata) ***

Sole 24 Ore 06/10/2016
 
Banche, allo studio regole e sanzioni per il codice etico - Casadei Cristina
Regole ma anche sanzioni per chi non le rispetta. II passo avanti del Protocollo nazionale sulle politiche commerciali e l'organizzazione del lavoro rispetto ai numerosi accordi aziendali, sta proprio nel meccanismo sanzionatorio. Abi e i sindacati (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin, Ugl credito, Sinfub) ieri si sono incontrati a Roma per avviare i lavori del protocollo e, come primo passo, hanno deciso di costituire un gruppo di lavoro che formuli rapidamente proposte per un'intesa complessiva su possibili soluzioni metodologiche con l'obiettivo di rafforzare "buone pratiche e favorire sempre più stretti rapporti con i clienti", come spiegano da Palazzo Altieri. A novembre ci sarà un nuovo round, l'obiettivo è di arrivare a condividere il testo entro la fine dell'anno. In mezzo alle molteplici questioni che si stanno aprendo per i sindacati del credito, questa non può passare in secondo piano perché ne va del rapporto con i risparmiatori, messo in crisi da diverse storie non positive. Nei grandi gruppi sono anni che il tema viene discusso con i sindacati con tanto di accordi aziendali. Ed è proprio in quegli accordi che Abi e i sindacati potrebbero individuare riferimenti e norme utili per costruire il protocollo. In più, a livello nazionale, i sindacati chiedono che vengano introdotte sanzioni per le banche inosservanti. Oltre a questo, come spiega il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, l'accordo dovrà «garantire la piena copertura legale e assicurativa agli impiegati bancari in caso di eventuali controversie. Per ricostruire la fiducia dei risparmiatori, è necessario che le banche adottino politiche responsabili basate su una comunicazione chiara e trasparente con il consumatore e il lavoratore, mettendo fine alle pressioni commerciali». «I tempi sono certamente maturi per riconoscere ai lavoratori un ruolo maggiormente partecipativo nella filiera commerciale e nei controlli», rivendica Giulio Romani, segretario generale della First Cisl. Nei grandi gruppi, in passato, sono già state adottate politiche commerciali che hanno trovato il favore dei sindacati, ma questo non basta «Serve un accordo che metta il settore in condizione di riportare al centro la dignità dei lavoratori anche attraverso indagini concordate sul clima aziendale- dice il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale -. Per costruire questo accordo metteremo in campo iniziative unitarie per allargare il consenso dei cittadini». Il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, nel suo intervento ha chiesto che il protocollo sia lo strumento attraverso cui far cessare «le indebite pressioni commerciali che continuano ad attanagliare i dipendenti bancari. Fondamentale sarà una formazione continua per consentire una vendita etica e professionale». ***

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