Dopo che Veneto Banca e la Popolare di Vicenza, anche se rimangono ancora appese a una serie di variabili tutte decisive, hanno incassato il formale via libera dell'Unione europea sulle garanzie dello Stato da applicare alle proprie prossime emissioni obbligazionarie, in attesa di poter finalmente conoscere il nuovo piano industriale a cui ci è stato riferito si sta intensamente lavorando e mentre si sta dando corso a una |
Denunciamo in particolare il taglio di oltre 10.000 posti di lavoro da parte del Gruppo Unicredit e chiamiamo in causa anche il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che a proposito della crisi di Alitalia ha affermato:
«Per le pessime gestioni di alcune aziende non devono pagare i lavoratori».
I grandi gruppi, eccetto Intesa, stanno scaricando sul personale non solo il prezzo delle pessime gestioni degli istituti, sofferenze bancarie comprese, ma anche gli alti stipendi e le buonuscite milionarie dei manager passati e presenti.
Dal 2000 a oggi il Fondo di solidarietà dei bancari ha permesso di gestire con una certa serenità circa 40.000 esuberi, grazie ai prepensionamenti.
Ma da qui al 2020 le banche hanno comunicato di voler tagliare ulteriori 18.000 posti di lavoro, mettendo a dura prova il Fondo: con l’ultima legge di Bilancio sono stati stanziati 648 milioni destinati ad accompagnare all’uscita fino a 25.000 bancari nel giro di 7 anni, durata massima del sostegno.
Eliano Omar Lodesani, presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi, afferma che le risorse per il momento sono sufficienti e che c’è ancora spazio, ma riteniamo che il recente eccessivo ricorso agli esuberi potrebbe far saltare il banco.
Molte banche si stiano battendo a fianco dei lavoratori per salvaguardare i posti. Al Gruppo Ubi e al Gruppo Bper questo merito va riconosciuto.
Per ampliare i posti di lavoro vanno riconosciuti il ruolo e la professionalità di figure che finora sono rimaste fuori dal contratto collettivo di lavoro pur lavorano da tempo nel settore.
In questi giorni, all’interno del Gruppo Intesa le organizzazioni sindacali stanno discutendo dell’opportunità di dare stabilità contrattuale e professionale a quei dipendenti assunti anche con contratto da promotori finanziari, in Intesa sono oltre 5.000, nel settore bancario italiano oltre 40.000.
Ecco perché per noi tornare al tavolo in anticipo per discutere del contratto, che è stato rinnovato all’inizio del 2015 e scade nel dicembre 2018, potrebbe dare un importante contributo alla tenuta del settore, per prevedere nuove flessibilità contrattuali e nuove attività professionali.
Un’esigenza sulla quale concorda l’Abi che ha dichiarato che determinante sarebbe iniziare in tempo per confrontare le reciproche posizioni e capire come attuare un’adeguata ristrutturazione.