“Non sopportano il freddo” - spiegò lo scoiattolo.
“Sai com’è sta arrivando l’autunno con le piogge ed il vento, poi giungerà l’inverno e ci sarà gelo dappertutto.”
“Ma come faremo noi che non sappiamo volare?” - chiese l’albero.
“Oh io me ne starò al calduccio nella mia casetta e tu andrai in letargo.”
“Che cosa vuol dire?”
“Penso sia come dormire” - rispose lo scoiattolo e poi se ne andò.
L’albero rimase pensieroso: da quando era nato non era mai andato in letargo.
“Chiederò spiegazioni” - pensò tra se - “I gatti devono sicuramente saperne qualcosa: non fanno altro che dormire tutto il giorno!”
Passava di lì un gatto selvatico e l’albero ne approfittò subito: “Ehi tu, quando dormi vai per caso in letargo? Come fai?”
“Facile” - rispose il gatto - ”Giro tre volte su me stesso, mi acciambello e chiudo gli occhi.”
“Semplice e rapido” - pensò l’alberello. Tentò quindi di girarsi, di acciambellarsi e di chiudere gli occhi... ma non ci riuscì. “Forse esiste un altro sistema, lo chiederò al ghiro” pensò.
“Beh” - disse il ghiro tra uno sbadiglio e l’altro - “prima devi mangiare tantissimo e diventare grasso, poi ne riparleremo.”
L’albero cercò di mangiare il più possibile ma, per qualche misterioso motivo, non ingrassava nemmeno di un etto. “Forse la faccenda del grasso non è molto importante” - pensò e svegliò il ghiro per chiedergli qualche precisazione - “Allora che cosa devo fare per andare in letargo?”
“Devi respirare non più di otto volte al minuto” - gli rispose pazientemente il ghiro - ”Quando diventerai freddo il tuo cuore dovrà battere molto lentamente...”
Probabilmente questo era un ottimo sistema per il ghiro, ma il povero albero non riusciva a fare cose così difficili.
Intanto le giornate si erano fatte più fredde, la pioggia cadeva, il vento soffiava e la nebbia avvolgeva i rami dell’alberello.
“Morirò certamente di freddo” - pensò l’albero e mentre cercava una soluzione al suo caso disperato, sentì che gli occhi gli si chiudevano.
Senza pensarci chiuse istintivamente i piccoli tubi dentro i quali passava la ninfa, il suo sangue e nutrimento, e si addormentò.
Le foglie caddero una ad una e l’alberello non se ne accorse neppure.