C’era una volta un vecchio asino che aveva lavorato sodo per tutta la vita. Ormai non era più capace di portare pesi e si stancava facilmente, per questo il suo padrone aveva deciso di relegarlo in un angolo della stalla ad aspettare la fine. L’asino però non voleva trascorrere così gli ultimi giorni; decise allora di andarsene a Brema, dove desiderava di poter vivere facendo il musicista. Cammin facendo incontrò un cane, magro e ansante. “Che ti succede?” gli domandò. “Sono scappato in tutta fretta per salvare la pelle” rispose “Il mio padrone voleva uccidermi, perché ora che sono vecchio e non spavento più nessuno non gli servo più; come farò adesso?” concluse depresso. |
Lungo il cammino s’imbatterono in un gatto che miagolava disperato. “Cosa ti è successo per lagnarti a questo modo?” gli chiese l’asino. “Soffro d’artrite, per questo non sono più agile come una volta. Vedendomi riposare vicino al caminetto, ieri il mio padrone si è infuriato, mi ha accusato di non saper più acciuffare nemmeno un topolino e mi ha cacciato da casa senza pietà! E pensare che l’ho servito fedelmente per tutta la vita!… Ora non so proprio come sbarcare il lunario!” singhiozzò il gatto. “Vieni con noi a fare il musicista a Brema” dissero insieme l’asino e il cane. Il gatto non se lo fece ripetere due volte e speranzoso si unì a loro. Dopo qualche ora passarono davanti ad una fattoria, qui furono cichiamati dallo schiamazzo di un gallo, rincorso da una massaia.
“Aiuto!, mi vuole tirare il collo! Vuole me perché non ha il tacchino da cucinare per il pranzo della domenica! Urlava terrorizzato. I tre compari gli gridarono: “Vieni con noi! Con la tua voce conquisteremo Brema!” Non ebbero il tempo di aggiungere altro che, appollaiato sulla schiena dell’asino, sentirono il gallo incitarlo: “Corriamo, presto, prima che la padrona mi acchiappi!” Finalmente quando furono nel folto del bosco ripresero fiato. Ormai si era fatto buio e dovevano cercare qualcosa da mangiare e un posto per dormire almeno per quella notte. L’indomani sarebbero ripartiti per Brema. Fu allora che udirono dei rumori provenire da una casa: brusii, risate e… un delizioso profumo d’arrosto! Erano stanchi e affamati! Cercando di non fare rumore si avvicinarono alla casa e, con cautela, guardarono attraverso la finestra. Non potevano credere ai loro occhi! In mezzo alla stanza c’era un tavolo colmo di buone cose: arrosto, salsicce, formaggi, pane e torte e frutta … “Potremmo chiedere ospitalità, pensarono…” ma all’istante i quattro amici videro avvicinarsi al tavolo quattro ceffi paurosi. Dunque quello era il covo dei briganti! Se quei tipacci li avessero visti, sarebbe stata la loro fine; ma si sa che la fame aguzza l’ingegno! Studiarono lì per lì un piano diabolico, che avrebbe spaventato quei briganti, tanto da costringerli alla fuga e lasciare tutto quel ben di dio a loro disposizione. Nel buio, al solo riflesso della luce che irradiava dall’interno della casa, si avvicinarono alla finestra. In silenzio perfetto l’asino appoggiò le zampe sul davanzale, il cane balzò sul dorso dell’asino, il gatto si arrampicò sulla testa del cane e il gallo si appollaiò sul gatto. Quindi ad un ordine dell’asino, diedero inizio al loro primo concerto hard-rock: … e fu tutto un ragliare, abbaiare, miagolare e schiamazzare. Un vero inferno! Terrorizzati, i quattro briganti tentarono di darsela a gambe, ma all’uscita furono investiti da un essere spaventoso che: calciava, graffiava, mordeva e beccava!
Riuscirono a fuggire ma non tornarono mai più in quel luogo!
I quattro amici non se lo fecero dire due volte: si precipitarono all’interno della casa e si gettarono sulla tavola imbandita!!!
La fiaba riassume una considerazione tanto amara quanto attuale: chi è anziano e normalmente meno produttivo è considerato un peso del quale - potendolo fare impunemente - è preferibile disfarsi senza rimpianti. Ma i nostri protagonisti non ci stanno: si ribellano alla logica spietata della produttività e si lanciano con improvviso entusiasmo in un “on the road animalier” per realizzare un loro (ultimo) sogno. Salvo poi abbandonare le ambizioni musicali per mettere radici nella confortevole sistemazione guadagnata con astuzia e con un sorprendente spirito di iniziativa: così, all’insegna del detto “l’unione fa la forza!” vissero (non è dato sapere se a lungo ancora) felici e contenti.
L’insegnamento che dobbiamo trarre da questa favola è duplice: le risorse (in particolare quelle umane) non si possono sprecare!
Inoltre, come già detto, l’unione fa la forza e insieme si possono superare ostacoli che da soli, molto spesso, appaiono invalicabili.