Per tutta quella estate, una strana agitazione aveva pervaso il mondo delle piante. Un pioppo delle idee nuove, un grande pioppo altero e impettito, aveva preso ad arringare il popolo vegetale, si era fatto istigare da una nuova corrente di pensiero. Un pensiero talmente strano, che mai dalla creazione in poi era balenato in mente a qualcuno. “Fratelli miei!” - proclamava - “dai tempi più remoti, il glorioso popolo delle piante ha occupato con onore la Terra... |
A questo punto l’oratore fece una pausa. Querce vetuste in un giardino attiguo fecero udire un mormorio di disapprovazione, ma il campo dei giovani virgulti, all’unanimità, sussurrò un applauso entusiasta. A voce più alta, il Pioppo riprese: “So benissimo che nel mondo delle piante un partito retrogrado rimane attaccato a idee ormai fuori moda, ma confido nel buon senso delle nuove generazioni, che spero saranno concordi nella decisione di non accettare più oltre questa sciocca superstizione.
Noi dobbiamo bastare a noi stessi. Non vogliamo più curvarci sotto alcun giogo, meno che mai sotto quello del Sole. Una generazione di piante nuove e più belle sta per comparire, tale da sbalordire il mondo. Il tuo regno volge al termine, vecchio astro della luce che da troppo tempo splendi nel cielo! Dal lato pratico” - proseguì l’oratore interrompendo una scroscia di applausi – “la cosa non presenta difficoltà. Faremo ciò che gli uomini usano chiamare ‘sciopero’: durante il giorno ci rifiuteremo a ogni genere di lavoro, svolgendo invece tutte le nostre attività nelle ore notturne. Cresceremo di notte, fioriremo di notte, esaleremo di notte i nostri profumi, produrremo di notte le sementi adatte a preparare una nuova razza vegetale. Raggiungeremo così una forma di esistenza veramente degna di una libera pianta!”
Così il Pioppo delle idee nuove diede inizio alla nuova esperienza. Si verificò allora un singolare fenomeno: nei giorni di sole, quasi tutti i fiori rimasero chiusi, cosicché le foreste e i giardini perdevano i loro colori. Soltanto al calar della sera o nell’oscurità della notte, i calici coloriti si schiudevano sotto il pallido chiarore delle stelle.
Ma quei poveri illusi, vittime di un delusorio miraggio, non tardarono a pentirsi della loro ingenuità. Tutto il fogliame lucido e verde cominciò a perdere freschezza, a ingiallire e avvizzire come per un inverno precoce. Le farfalle smisero di visitare le rose e di trasportare il pollone messaggero di vita. Gli uccelli cessarono di gorgheggiare tra i rami. Non ci fu messe abbondante quell’anno, ne pascolo per gli animali, né vendemmia di grappoli d’oro. Ma la Primavera, anche quell’anno, tornò. Ormai il Pioppo delle idee nuove taceva. Era morto, e con i suoi rami secchi e nudi sembrava uno spauracchio.
Nessuno si ricordava più delle sue prediche, e il profumo esultante di tutti i fiori della terra si levò come un rendimento di grazie verso il vecchio Sole sempre giovane, sorgente inesauribile di letizia e di vita.