Molti di noi possono sostenere che la loro vita non è poi così cambiata dagli anni 70 in poi. Per lo meno sia quelli nati in quegli stessi anni, sia quelli la cui mentalità convive benissimo con la tecnologia rappresentata dai telefonini di nuova generazione, dalla disponibilità immediata delle informazioni di qualsiasi genere, dalla facilità con cui essi acquistano di tutto mediante la rete. Tutti gli altri hanno sperimentato un modo di vivere molto diverso e, a parte quei pochi che si ostinano a rifiutare i cosiddetti “benefici della rete”, non avranno alcuna difficoltà ad ammettere che la loro vita è cambiata non poco dopo l’avvento dei grossi gruppi della Silicon Valley. |
Sia che si frequenti assiduamente Internet, Facebook, Twitter, Linkedin, Google, ecc..., che ci si abitui a ricorrere ad Amazon per i nostri acquisti o si scelgano i sofisticati dispositivi iPhone o iPad di Apple, ecc..., si sappia che la Rete sta ormai rappresentando la vera natura del capitalismo contemporaneo. Ci rendiamo conto, sostiene Rampini, che non appena
colleghiamo l’ iPhone o l’ iPad ad un computer (per trasferire immagini, musica, ricaricare la batteria, ecc...) le info sui nostri spostamenti vengono memorizzate sul disco rigido del nostro personal computer e da lì Apple può carpire tante notizie sulla nostra vita privata, le nostre abitudini, i gusti e via dicendo?
Ecco perché diveniamo involontariamente oggetto di politiche commerciali mirate che oramai ci bombardano quotidianamente...
Rampini è giornalista editorialista.
Dal 2000 si è trasferito a San Francisco ed è entrato nel cyber-universo di Internet.
Da allora fa la spola tra la California e New York, città nella quale risiede dal 2010.
Nel capitolo 2 del suo libro, definisce Steve Jobs “Lucifero Jobs, l’arcangelo decaduto”, descrivendo il Jobs geniale (che conosciamo dalla sua biografia monumentale di W. Isaacson, un best-seller mondiale), ma anche il Jobs inedito, autoritario, che spreme ed umilia i suoi talenti migliori, uno che usava un permesso falso per parcheggiare nei posti dei disabili...
Nella terza parte del saggio, Rampini approfondisce le questioni connesse con l’Intellegence Usa (argomenti di grande attualità), nonché lo spionaggio industriale, le implicazioni con Wall Street, la moneta virtuale, ecc... chiedendosi se Internet sia un fenomeno ancora governabile e come...
Lucidamente Rampini ci spiega che, contrariamente a quanto si andava teorizzando prima, la Rete non è stata assolutamente quel grimaldello auspicabile per far prevalere la democrazia all’interno dei tanti regimi autoritari e totalitari.
La Rete è stata manipolata sapientemente da molti dittatori, piegata e censurata essa è stata usata al fine di sconfiggere le varie primavere che si andavano creando qua e la.
Interessante il paragone tra i nuovi padroni del mondo con base nella Silicon Valley e i vecchi padroni con base a Wall Street, in particolare le nuove modalità dei massicci programmi computerizzati delle compravendite su “tutto”! laddove spesso tali modalità risulterebbero prevalere sulle strategie dei vecchi e paludati banchieri di JP Morgan, Goldman S., Citigroup, Morgan S., e via dicendo... (e le banche più piccole rischiano seriamente, in prospettiva, la concorrenza dei giovani rampanti della Rete persino nel campo dei mezzi di pagamento e della concessione del credito).
Nella quarta parte del saggio la lettura si fa ancora più intrigante.
In un capitolo, tra gli altri, dedicato al dilemma se “non c’è più posto per Oriana Fallaci ?” Rampini fa il confronto tra lo stesso suo mondo di inviato (il ruolo dell’inviato, fornito di taccuino e cinepresa, che sfida la morte per raccontare le ragioni e le stupidità dei conflitti) e un certo giornalismo a base di blog e filmati su You-tube che fanno spettacolo raccontando per lo più soltanto come si muore sotto le bombe.