Dopo alcune anomalie evidenziate dall'Ufficio Centrale Cassa e dopo alcune successive verifiche effettuate da parte dell’Audit interno, a una collega che lavora come addetto operativo in una filiale di medie dimensioni viene consegnata una lettera di contestazione. Sarebbero infatti state rilevate delle eccedenze di cassa non dichiarate generate da un'anomala gestione dell'apparecchio bancomat. |
Secondo quanto rilevato dall’azienda la collega avrebbe effettuato in più occasioni errate operazioni di carico e scarico.
A esempio l'errata contabilizzazione di un’operazione di carico bancomat avrebbe generato un'eccedenza materiale di cassa di 3.000 euro.
A seguito di tale evento la collega non avrebbe effettuato alcuna segnalazione dell’eccedenza, come previsto dal regolamento.
L’addetto è infatti tenuto a dichiarare la differenza o l'eccedenza a fine giornata per poi sistemarla o giustificarla entro pochi giorni e nel nostro caso ciò non sarebbe avvenuto.
In un’altra occasione la collega avrebbe aperto il bancomat per effettuare le normali operazioni di approvvigionamento contante e il terminale ATM avrebbe prodotto una stampa dalla quale risultava una giacenza di banconote di 1.500 euro.
Secondo la ricostruzione la collega avrebbe effettuato lo scarico delle banconote dal bancomat, prelevandole e immettendole fisicamente nella sua cassa senza però contabilizzare l'operazione di entrata del denaro. Anche in questo caso si sarebbe generata un'eccedenza di cassa di 1.500 euro.
Contabilmente però sembrerebbe sia stato contabilizzato un carico bancomat di 21.500 euro, ma fisicamente nell'apparecchio bancomat sarebbero state inserite banconote per un importo complessivo di 20.000 euro determinando un'ulteriore eccedenza di cassa di 1.500 euro, importo che, seppur contabilmente figurava uscito dalla cassa della collega, non era mai stato caricato materialmente nel cassetto del bancomat.
Nella giornata si sarebbero così generate due eccedenze per complessivi 3.000 euro, differenza che avrebbe dovuto essere dichiarata e successivamente sistemata o giustificata, ma della quale contabilmente non risultava traccia.
Da ulteriori controlli è emerso che anche in altre occasioni la collega non avrebbe evidenziato eccedenze di cassa e ciò farebbe pensare che la collega abbia indebitamente trattenuto tali somme di denaro.
Nella lettera di contestazione si fa riferimento ad altri 4 episodi per importi esigui di 20/50 euro minuziosamente descritti.
L'azienda conclude la lettera concedendo i classici 5 giorni per poter esercitare i diritti di difesa, ma contestualmente, proprio per la gravità dei fatti, dichiara di riservarsi di inoltrare alla collega nuove contestazioni nel caso di ulteriori irregolarità al momento non rilevate e dispone inoltre l'allontanamento
cautelare dal servizio ai sensi dell’art. 44 del CCNL che al comma 2 precisa che “quando sia richiesto dalla natura della mancanza o dalla necessità di accertamenti in conseguenza della medesima, l’impresa – in attesa di deliberare il definitivo provvedimento disciplinare – può disporre l’allontanamento temporaneo del lavoratore/lavoratrice dal servizio per il tempo strettamente necessario”. L’azienda richiama inoltre possibili azioni di natura risarcitoria.
A seguito della lettera, la collega chiede un incontro con l’azienda al termine del quale viene adottato il provvedimento disciplinare del licenziamento “per giusta causa” che la collega, essendosi accordata in tal senso, decide di non impugnare.