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LA CONTESTAZIONE

Fatti realmente accaduti a colleghe e colleghi bancari. Alcuni di questi potrebbero riferirsi anche a casi che si sono verificati nel Gruppo Veneto Banca...

PAROLA ALLA FABI

NON TUTTI I CLIENTI SONO DELLE BRAVE PERSONEĀ 

2/11/2016

 
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Nel 2014 viene consegnata a un cassiere di una Filiale una lettera di contestazione che riguarda fatti accaduti tra gli anni 2005 e 2013. Dopo un'indagine su rimborsi assicurativi di un Comune di dimensioni piuttosto grandi, la banca ha infatti disposto un'ispezione da parte dell'Ufficio Internal Audit. Nel corso dei controlli è emerso che assegni bancari "non trasferibili" emessi da diverse compagnie di assicurazioni, a favore del Comune, sono stati negoziati sempre dallo stesso tecnico comunale.
Verificato il contratto di conto corrente, nella sezione deposito firme, si è scoperto che la firma del solo tecnico non era sufficiente ad effettuare tali transazioni, ma che, , oltre a quella del tecnico in questione, erano necessarie le firme di altri due nominativi autorizzati a quietanziare e riscuotere i titoli. Ciò è evidente anche nei documenti conservati nel dossier del conto corrente dove è più volte precisato che le operazioni potevano essere effettuate in presenza della firma congiunta di almeno due dei tre nominativi indicati. Come abbiamo già sottolineato, la maggior parte dei titoli erano emessi da compagnie assicurative con la clausola di non trasferibilità e richiedevano la firma per traenza e quietanza del beneficiario. Dall'indagine effettuata è risultato che ben 210 operazioni sono state fatte in modo irregolare, ossia in presenza di una sola firma di traenza e quietanza quando in realtà erano necessarie almeno due firme. Si calcola che, nell’arco di nove anni, la somma degli importi che si riferiscono a queste operazioni irregolari, si avvicina a circa tre milioni di euro. Fatte queste premesse al collega cassiere vengono dunque contestate diverse irregolarità. Viene contestato di aver negoziato assegni non trasferibili di altri istituti con firma di girata irregolare, di aver cambiato assegni senza l'acquisizione di una specifica autorizzazione da parte del direttore e di aver effettuato operazioni di prelevamento contante a favore di un soggetto che non poteva operare con firma singola. La banca conclude la lettera di contestazione invitando il collega, come di consueto, a presentare entro cinque giorni le sue memorie difensive, precisando che, trascorso detto termine senza che siano pervenute, si ritiene libera di adottare il provvedimento disciplinare ritenuto più opportuno.
Il collega, con l'aiuto di un Rappresentante Sindacale della Fabi, riesce a rispondere alla lettera nei termini previsti, nonostante, gravemente malato, si trovasse in ospedale a terminare l’ultimo ciclo di chemioterapia.
La lettera di risposta inizia con il precisare che non è stato assolutamente facile ricomporre il puzzle della vicenda, dato che si parla di avvenimenti relativi a molti anni prima e che lo sforzo di memoria è particolarmente difficili considerata anche la sua malattia che evidentemente gli ha tolto un po’ di lucidità. Il collega evidenzia che si tratta di episodi consumati addirittura nel 2005 e in stretta coincidenza con la sua assunzione in banca. Le prime operazioni contestate risalgono proprio a quel periodo ossia a quando stava svolgendo il suo tirocinio presso la banca. Nei primi mesi di lavoro era praticamente sempre affiancato da altri colleghi e in particolare dal Coordinatore Operativo della Filiale stessa. Continuando le sue memorie difensive il collega ricorda che il tecnico comunale era una persona conosciuta e stimata da tutti i colleghi e che gli era stato presentato come la persona che rappresentava e gestiva tutti i rapporti del Comune. Nessuno in filiale gli aveva mai segnalato anomalie sul suo operato, anzi, il tenico comunale godeva di una sorta di trattamento particolare, agevolato rispetto alla clientela ordinaria. Il suo ruolo di "uomo" del Comune doveva essere assecondato da una minore burocrazia, che si concretizzava anche con un semplice "non fare la coda", diversamente dal trattamento riservato al resto dei clienti.
Il collega dichiara la propria buona fede in merito al suo operato e che si è sempre attenuto alle indicazioni che gli venivano fornite dai suoi superiori, eseguendo gli ordini di lavoro in modo fedele e rispettoso. Il collega dichiara inoltre che, a fronte delle sue prime richieste di autorizzazione, gli era esplicitamente stato detto che per la negoziazione degli assegni non era assolutamente necessario alcun placet preventivo, ma che poteva tranquillamente procedere così come gli era stato insegnato. In ultimo il collega rammenta che le richieste di cambio assegno che il tecnico comunale sottoponeva ai suoi superiori venivano sempre portate sulla sua scrivania per la loro esecuzione e descritte sempre come funzionali alla gestione del Comune, finalizzate a far fronte alle spese della struttura. Di tutta questa prassi lavorativa tutti i colleghi erano testimoni. Il collega conclude la sua memoria difensiva ricordando che il suo operato in tutti questi anni è sempre stato dettato dalla buona fede e dal rispetto delle regole.
La banca, con riferimento è alla luce della lettera di difesa prodotta dal collega, nei suoi confronti ha deciso di non adottare alcun provvedimento disciplinare e di conseguenza il caso è stato del tutto archiviato.

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