Capita frequentemente di trovare colleghi che dopo l’orario di lavoro coltivano passioni e hobbies, attività che permettono lo svago e sicuramente di staccare la spina e fuggire dalla routine lavorativa. Uno di questi suona, da ormai 15 anni, il saxofono nella banda del suo paese e in un gruppo jazz. Non avendo ancora famiglia e vivendo praticamente ancora con i genitori riesce a dedicare la totalità del suo tempo libero proprio alla musica... |
Un venerdì sera, mentre con il suo scooter si dirige alla sala prove, dopo aver percorso pochi chilometri cade rovinosamente a terra a causa di una grossa buca. L’intervento dell’ambulanza è inevitabile così come il ricovero in ospedale. Passano ben 5 giorni prima che i medici gli diano il permesso di tornare a casa, ma la raccomandazione è quella di non fare sforzi: riposo per almeno 20 giorni. I traumi riportati non sono da poco: lesioni al fegato, alla cervicale e alla gamba. Il collega comincia la sua convalescenza e dopo due settimane si reca dal medico per una visita di controllo. Il medico conferma che non è il caso di tornare al lavoro visto che le lesioni interne non sono ancora del tutto guarite. La convalescenza viene prorogata di altri 15 giorni. Starsene a casa a far nulla e il dover dipendere sempre dagli altri non è per nulla piacevole. La situazione si complica quando i familiari partono per gli Stati Uniti per partecipare al matrimonio di un parente. Durante la loro assenza si accorge di aver terminato uno dei suoi medicinali. Facendo fatica a deambulare chiede aiuto a una zia che lo accompagna in farmacia. Durante la degenza subentra anche un po’ di depressione. Non riesce nemmeno a suonare dato che lo strumento musicale ha un certo peso e il solo tirarlo fuori dalla custodia e usarlo per pochi minuti sono dolori. Anche i suoi amici si accorgono del suo stato e, preoccupati, decidono di fargli un’inaspettata sorpresa. La notte di capodanno organizzano una piccola festa. Con una scusa prelevano l’amico malato e annoiato e lo portano a svagarsi per qualche ora. Verso metà gennaio, finalmente, arriva il momento di tornare a lavorare: la prigionia è finita. Tutto sembra aver ripreso il normale corso, ma il collega viene convocato nell’ufficio del direttore per la consegna di una lettera di contestazione. Nella lettera vengono contestati differenti comportamenti del collega durante il suo periodo di malattia. L’azienda contesta che il collega è risultato assente alla visita di controllo effettuata dal medico dell'Inps. Contesta inoltre che la sera del 31 dicembre, e quindi durante il periodo di astensione dal lavoro per asserita malattia, il collega abbia preso parte ad un evento ludico/ricreativo presso un locale notturno. L'azienda intende dimostrare che non sussisteva una malattia tale da impedire di svolgere l'attività bancaria e che, con i suoi comportamenti, il collega abbia allungato irresponsabilmente i tempi di guarigione. Come ogni lettera di contestazione la banca invita il collega ad esercitare i suoi diritti di difesa e a far pervenire alla direzione risorse umane, entro cinque giorni, le sue controdeduzioni in mancanza delle quali l’azienda può adottare il provvedimento ritenuto più opportuno. Al collega cade il mondo addosso. Si rende conto della gravità della situazione. Chiede immediatamente un incontro con l’azienda e comunica di voler essere assistito dal suo rappresentate sindacale. Durante l’incontro il collega comincia con il presentare la sua cartelletta clinica per dimostrare che le sue condizioni erano veramente gravi e che i tempi di guarigione erano stati valutati e stabiliti dai medici che lo avevano visitato. La sera di Capodanno si era recato al locale notturno e mai avrebbe pensato che pubblicare su Facebook una fotografia che lo ritraeva con gli amici avrebbe indotto l’azienda a pensare che godeva di ottima salute. Era stato accompagnato, quindi non aveva assolutamente guidato, e si era trattenuto solo per un paio di ore per evitare di affaticarsi troppo. Quella sua uscita non aveva comportato un prolungamento della convalescenza visto che la data del suo rientro era stato già stabilita dal medico che lo aveva visitato prima di quella notte. In merito all’assenza alla visita domiciliare, spiega che quel giorno e a quell’ora non era presso il suo domicilio per un buon motivo: si era recato in farmacia accompagnato da una parente. La zia ovviamente era riuscita a passare a prenderlo solo dopo aver terminato il suo turno lavorativo, peccato che le visite fiscali rientrano proprio in quel frangente di tempo 17-19. Per argomentare le sue dichiarazioni il collega presenta lo scontrino di acquisto dei medicinali con la data e l’ora che attesta che effettivamente quel giorno si era recato in farmacia. Alla luce delle giustificazioni addotte nel corso dell’incontro l'azienda decide di comminare una sanzione disciplinare pari a 10 giorni di sospensione che comportano anche una perdita economica pari a 10 giorni di stipendio. Il collega accetta suo malgrado la sanzione e decide di non avviare un'azione legale per impugnarla: ne ha abbastanza così.