A giugno del 2012 viene consegnata a un collega, a cui è affidata la gestione di clientela privata, una lettera di contestazione relativa a una truffa messa in atto nei mesi precedenti a danno di un primario cliente della filiale. In particolare viene contestato al collega di avere avallato un'operazione di bonifico estero di € 10.000, disposizione poi disconosciuta dal titolare di conto. |
Risulta chiaro che ci si trova di fronte a una truffa ben organizzata.
Il direttore di filiale denuncia l'accaduto alle autorità competenti e convoca in filiale il cliente, appena rientrato dal Brasile, il quale fa presente che, essendo un imprenditore spesso all’estero anche per periodo lunghi di tempo, ha persone di fiducia a conoscenza dei propri dati bancari. Il cliente inoltre conferma che non è la prima volta che invia per mezzo di un corriere comunicazioni o disposizioni.
A sua difesa il collega dichiara all’azienda che all’epoca dei fatti lavorava solo da pochi giorni in quella filiale, che la persona che si era accordata con il cliente lo aveva informato solo il giorno della ricezione della busta e della relativa disposizione e gli aveva chiesto di apporre una sigla di avallo e benefirma. Aggiunge che non conoscendo ancora praticamente nessuno dei suoi clienti in portafoglio, vista l’insistenza della collega e che dal confronto con lo specimen le firme risultavano uguali, sebbene con una certa riluttanza, aveva apposto la sua sigla anche per non essere giudicato come una persona che vuole sempre sollevare problemi e mettere i puntini sulle “i”.
Dopo aver descritto tutto l'accaduto il collega respinge fortemente le contestazioni fatte dall'azienda a suo carico dato che la stessa gli era stata indirizzata semplicemente per aver messo una firma di avallo sulla disposizione e che, tra le altre cose, il tutto era stato gestito in gran parte proprio dalla collega che aveva ricevuto la prima telefonata e alla quale erano indirizzati i documenti provenienti dal Brasile. Il collega, a conclusione delle sue memorie difensive, dichiara la sua più assoluta buona fede e la sua assoluta dedizione al lavoro, non solo riguardo al caso in questione ma più in generale alla sua professionalità. La sigla di avallo era esclusivamente stata apposta per conferma di quella che pareva essere la reale firma depositata dal cliente.
La banca, dopo aver letto le controdeduzioni, archivia il caso redarguendo però il collega ad una maggiore attenzione per il futuro.