Buon pomeriggio, utilizzando la TR Smart Card, sulla ricevuta rilasciata dall’esercizio convenzionato, oltre al numero di buoni pasto residui viene indicata anche la relativa scadenza. Sapreste dirmi come ci si deve comportare per quelli che scadono a dicembre 2013? Verranno “sostituiti”? Sarà possibile spenderli nonostante siano scaduti? La loro scadenza verrà prorogata? Grazie e saluti. |
Per ottenere una risposta abbiamo dovuto rivolgerci all’Ufficio Amministrazione del Personale di Veneto Banca per ben due volte: la prima il 22 ottobre e, dopo un mese di silenzio, la seconda il 20 novembre.
Probabilmente la nostra prima mail era passata inosservata.
La banca dichiara che “per i ticket scaduti ci sarà la possibilità di “rinnovare” la scadenza , attraverso il sito della Edenred a partire da febbraio 2014”.
Ci auguriamo che ci si ricordi di dare le opportune istruzioni per consentire a tutti i colleghi di poter fruire dei propri buoni e di evitare spiacevoli sorprese.
Nonostante la tecnologia avanzi a grandi passi, anche nel variegato mondo dei buoni pasto, e i «blocchetti» di carta che ora molti lavoratori ricevono a fine mese con la busta paga, siano destinati a sparire, sostituiti da una tesserina magnetica, questa rivoluzione, in Italia, fa i conti con scelte gestionali spesso irrazionali, che finiscono per complicare una materia che dovrebbe in verità semplificare la vita ai colleghi.
Lo dichiara Repubblica in un articolo pubblicato lo scorso luglio.
Le «cavie» delle nuove tessere rischiano di masticare amaro: hanno la card a disposizione, però faticano a trovare qualcuno che gliela faccia usare. La quota di «card» sul totale in valore dei buoni pasto utilizzati, stimano gli operatori, è pari al 7% (14 per Edenred, società
leader del settore, titolare del marchio Ticket Restaurant, con copertura del mercato che sfiora il 50%). Già le utilizzano Enel, Wind, Poste Italiane, Generali, Engineering, Veneto Banca. La rivoluzione è avviata e nel giro di qualche mese dovrà essere completata la sostituzione dei buoni cartacei con la card. Per adesso, però, esiste un concreto rischio di caos.
«I problemi sono essenzialmente due - dice Franco Tumino, presidente di Anseb, l' associazione delle società che emettono buoni pasto - la gestione del servizio resta problematica e i pubblici esercizi che utilizzano le card scarseggiano». In Italia, infatti, le società che emettono buoni pasto per conto delle aziende sono una dozzina, ma a differenza degli altri Paesi europei (Francia in primis) marciano tutte in ordine sparso. Fra loro non c' è alcun accordo sull' utilizzo del Pos, la «macchinetta» dove «strisciarla» per registrare il pagamento. Visto che è la società emittente del buono pasto che fornisce a negozi e pubblici esercizi il Pos, occupandosi anche di manutenzione e formazione, i vari operatori agiscono nell' ottica del «chi prima arriva non fa passare nessuno». Ognuno cerca di piazzare il suo Pos, inutilizzabile dalla concorrenza. Il risultato è che il bar o il ristorantino all' angolo, che oggi accetta 4 o 5 diversi tipi di buono pasto cartaceo dovrebbe esibire alla cassa (oltre a quello per carte di credito e bancomat) 4 o 5 diversi Pos. In genere rinuncia all' impresa e finisce per rifiutare in toto la carta. Day Ristoservice, uno dei principali operatori del mercato, molto avanzato sul fronte tecnologico (già sperimenta con Wind una versione di buono pasto da gestire via smartphone) dichiara l' utilizzo della card solo nel 10% dei convenzionati. I concorrenti più piccoli fanno molto peggio. «In associazione stiamo cercando di trovare un accordo commenta Tumino - tutto sarebbe stato più semplice se il legislatore avesse già previsto il Pos unico, soluzione che tecnologicamente non incontrerebbe alcuna difficoltà». Tanto che in molti Paesi europei esiste da anni. Eppure alle aziende, alle società di emissione e ai pubblici esercizi, la card conviene. Mantiene le esenzioni fiscali: non si versano contributi su valori del buono pasto pari o inferiore ai 5,29 euro (cifra ferma da 15 anni e che secondo la legge dovrebbe assicurare il consumo di un pasto corretto). Per le grandi società la card elimina i costi per procurarsi, stoccare e distribuire miriadi di blocchetti cartacei. Le società che le emettono controllano meglio la rete. I pubblici esercizi, che le utilizzano vedono crollare i tempi di recupero del credito (in tempo reale contro o i sessanta giorni medi del biglietto tradizionale). Oggi però non sembra convenire ai lavoratori, sia per la penuria di convenzioni, che per l' infinita rete di «controlli» che le card permettono. Carlo De Masi, segretario generale Flaei-Cisl commenta: «Quando è stata introdotta in Enel, i lavoratori hanno dovuto fare i conti con la difficoltà di spendere i soldi loro spettanti».
Tutti problematiche che a suo tempo avevamo sollevato e che in parte sono state confermate dai dati e che hanno consentito di giungere all’accordo che prevede che, nei comuni dove risultano meno di 4 esercizi convenzionati con POS attivo, tutti coloro che, entro il 20 maggio u.s., avevano optato per la possibilità di richiedere la distribuzione di buoni pasto cartacei sostitutivi al caricamento dell’importo corrispondente nella Ticket Restaurant Smart Card, continuino a ricevere i buoni cartacei.
Invitiamo tutte le colleghe e i colleghi a continuare a segnalarci eventuali problemi: l’azienda potrebbe valutare scelte differenti e convincersi sulla convenienza di lasciare la massima libertà di scelta tra buoni cartacei o Ticket Restaurant Smart Card.
I disagi sono infatti ancora numerosi.